Le intercettazioni che imbarazzano l’ospedale
Lunedì in un processo a Varese parlerà un chirurgo che i colleghi detestavano e contro il quale, secondo la procura, avrebbero ipotizzato una ritorsione in reparto

Sono intercettazioni telefoniche pesanti quelle contenute nel fascicolo di un processo in corso al tribunale di Varese, e che non sono mai state divulgate. La vicenda è quella, già nota, della faida tra i medici del reparto di cardiochirurgia a Varese. Lunedì 25 maggio prossimo, nell’ambito di un processo per diffamazione nei confronti del dottor Giovanni Mariscalco (accusato di aver scritto lettere anonime ai parenti di una paziente deceduta in cui si accusava della morte un collega, Vittorio Mantovani) sarà ascoltato proprio il dottor Mantovani, il “rompiscatole” del reparto cardiochirurgia. Quest’ultimo denunciò alcuni episodi strani che gli sarebbero costati l’emarginazione e la guerra in reparto.
Le intercettazioni
A Mantovani potrebbero essere poste anche alcune domande che riguardano proprio quelle intercettazioni, contenute negli atti di indagine: da quei colloqui la polizia scoprì che, nel 2012, i colleghi di Mantovani ipotizzarono condotte quantomeno discutibili. In particolare, quelle di falsificare le cartelle cliniche per metterlo in difficoltà, e per farlo licenziare. Di più: ci fu persino l’idea di formare delle equipe operatorie delle quali facesse parte il dottor Mantovani, insieme a medici poco esperti, per interventi delicati, in modo tale da creagli dei problemi. Per fortuna quei propositi non vennero attuati e di conseguenza i medici inizialmente indagati non sono stati ritenuti passibili di procedimento penale sul punto.
Ma lo sconcerto è ancora palpabile. Durante un interrogatorio al Pm Baraldo, l’imputato Giovanni Mariscalco, nel maggio del 2013, affermò di aver scritto le lettere anonime solo per amore della verità, ma ammise anche che aveva pesato la situazione di stress creata dal comportamento di Mantovani. A questo proposito l’imputato riferiva anche che Mantovani, «tuttora», continuava ad alimentare un clima di conflittualità con il suo atteggiamento ironico ostentando in reparto stralci delle intercettazioni telefoniche di cui sopra.
Il ribelle
Non è difficile immaginare che clima vi fosse in corsia, ma perchè si è arrivati a questo? Il dottor Mantovani denunciò nel 2012 l’allora primario professor Andrea Sala per maltrattamenti e mobbing. Tutto sarebbe iniziato nell’aprile del 2009, quando il giovane chirurgo segnalò il malfunzionamento di una valvola usata negli interventi chirurgici, il tubo valvolato sheling.
Nel marzo del 2010 lo stesso segnalava al primario il possibile contrasto tra una ricerca denominata Wabav (che aveva lo scopo di verificare l’efficacia di alcuni farmaci sui pazienti) e le linee guida delle autorità europee e del comitato nazionale di bioetica. Il responsabile di quella ricerca era Giovanni Mariscalco, e da qual momento Mantovani apparve ai colleghi come una persona ostile a tutti. Il Pm Massimo Baraldo ha ritenuto veritiero il fatto denunciato da Mantovani, e cioè che fu progressivamente emarginato per le sue posizioni scomode.
Il culmine della guerra in reparto tuttavia giunse nel dicembre del 2012 quando il ribelle Mantovani scrisse all’università di Umea, in Svezia, denunciando falsificazioni in una pubblicazione scientifica del 2006 sui bypass coronarici, ricerca condotta dal rivale Mariscalco e che gli valse un dottorato di ricerca in Svezia. La questione era molto spinosa, e metteva in dubbio la credibilità stessa dell’ospedale di Varese.
Il Corvo
Per la procura appare non causale il fatto che, dopo questa denuncia, un “corvo” scrisse due lettere anonime contro il “ribelle” Mantovani (una alla famiglia con la cartella clinica e una alla procura) in cui lo si accusava a sua volta della morte di una paziente (l’indagine è tuttora in corso a Varese). Ebbene, l’autore della prima lettera è lo stesso Mariscalco (come da lui stesso ammesso) mentre per la seconda il medico ha invece negato la paternità. Il dottore indagato si è però difeso sostenendo di averlo fatto per amor di verità.
Quanto alla ricerca scientifica finita in Svezia Mariscalco si è giustificato spiegando che i vetrini mancanti erano in faldoni che purtroppo sono andati smarriti. Nel corso delle indagini la polizia di stato ha comunque stabilito che la ricerca è stata effettivamente falsificata, e che non conterebbe i dati di 70 pazienti come affermato dai medici varesini, bensì molti meno.
I processi
Il reparto nel frattempo ha cambiato primario. Oggi è retto dal professor Cesare Beghi, al quale il pm riconosce di aver diminuito la conflittualità e allentato il presunto mobbing. Lo stesso Pm tuttavia rileva che in una lettera ufficiale scritta all’università di Umea l’attuale primario indicò che lo studio falsificato del 2006 era in realtà buono. E’ un errore. Il Pm osserva che quel parere venne dato insieme a Mariscalco, e che Beghi non sapeva a quel tempo come stessero davvero le cose: il magistrato lo scagiona quindi dal reato di falso ma ciononostante lo taccia di connivenza e scarsa etica deontologica.
Conclusione: i processi originati da questa assurda vicenda si stanno propagando nei tribunali come i rivoli di un fiume in piena. Lunedì sarà ascoltato il “ribelle” Vittorio Mantovani nel processo che vede imputato “il corvo” Giovanni Mariscalco per i reati di diffamazione e violazione della privacy (le lettere anonime). Mantovani è invece ancora indagato per la morte di quella paziente anche se il pm Baraldo afferma che una perizia di fatto lo scagiona. Il gup di Varese ha inoltre prosciolto l’ex primario Andrea Sala per il mobbing ma, attenzione, Mantovani ha fatto ricorso in cassazione e la decisione è attesa a giugno. Lo stesso Mantovani ha poi denunciato per diffamazione una serie di medici del reparto. L’ex primario Sala , da par suo, ha denunciato Mantovani per diffamazione e l’11 giugno davanti al giudice di pace si terrà la prossima udienza. E per chiudere: il dottor Mariscalco ha querelato Mantovani per diffamazione e il procedimento è stato archiviato. I medici più esposti si sono allontanati. Sala è andato in pensione, Mariscalco è oggi in Inghilterra, mentre un altro chirurgo già scagionato da ogni accusa, Carmelo Dominici, si è trasferito in una clinica in Calabria. L’ordine dei medici è informato da tempo dell’intera vicenda.
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