Fagioli e i 100 giorni: “Aree dismesse e via i 30 all’ora. Si parte coi progetti”

Dalle polemiche sullo staff del sindaco alla soppressione degli spazi per le opposizioni, fino alla sicurezza e al rifiuto all'accoglienza dei richiedenti asilo. I primi tre mesi di governo spiegati dal primo cittadino

«Sono stati tre mesi intensi, in cui abbiamo studiato la situazione e adesso stiamo procedendo con l’approfondimento di diversi progetti, come quello rimasto sul tavolo per le aree dismesse della città». Il sindaco di Saronno, Alessandro Fagioli, è arrivato al traguardo dei 100 giorni dalle elezioni e, nonostante il periodo estivo, in città non sono mancate le polemiche: dalla poca comunicazione alla nomina di uno staff esterno che lo aiuti tecnicamente nella guida della città, fino alla soppressione del commenti delle opposizioni sul settimane del comune, il Saronno Sette.

Partiamo dall’inizio. Come sono andati questi primi 100 giorni?
«Sono stati cento giorni di acquisizione di informazioni. Abbiamo incontrato tutti, dai singoli cittadini che lo richiedevano alle associazioni, fino alle società che promuovono le proprie capacità tecniche per collaborare con iniziative del comune. Sono stato in Regione a fare un primo tour tra gli uffici per presentarmi. Abbiamo fatto diversi focus operativi con Saronno servizi, con i dirigenti per diverse tematiche, senza tralasciare quelle che sono le cose in essere come le situazioni da affrontare quotidianamente. Come l’emergenza del sociale, si fa una mano a tutti per quello che si riesce. I saronnesi che non hanno nulla,  hanno comunque un tetto sopra la testa. Per strada non c’è nessuno».

Perché ha fatto togliere i commenti dal Saronno Sette?
«In passato c’era il mensile Città di Saronno. Quando non c’è stato più quello si è usato il settimanale per dare spazio ai gruppi consiliari. Ma questo è un informatore per le associazioni e per gli eventi, anche politici. Non per gli attacchi. Per comunicazione politica sono altre le vie da usare, come le bacheche per i manifesti, oppure ci sono numerosi media a Saronno, c’è un panorama di giornali non indifferente. Quanto conta il Saronno sette in tutto questo?»

Un’altra recente polemica è stata la nomina del suo staff personale, considerato oneroso per il Comune per i 120mila euro annui di investimento…
Sulla utilità di questo staff avremo modo di verificarlo presto. L’impegno di spesa è annuale e vedremo se rinnovarlo in base ai risultati. Sulla selezione che ha portato alla nomina di Claudio Ceriani a capo dello staff ho la coscienza a posto perché ho fatto la selezione insieme al segretario comunale: avevo individuato dieci persone da incontrare, poi con il segretario siamo arrivati a tre. Al colloquio Ceriani ha avuto lo sprint in più. Con lui ho collaborato quando ero assessore in Provincia di Varese e lui era direttore generale. Qualcuno dice che sia la Lega di Tradate che mette la mano sugli affari di Saronno, ma non ho ricevuto nel telefonate ne influenze».

La sicurezza è stato un cavallo di battaglia della campagna elettorale, che situazione ha trovato?
«Abbiamo trovato una ottima collaborazione della polizia locale con altre forze dell’ordine, ho trovato entusiasmo dalla polizia locale mentre sono stati trascurati il turn ovest degli strumenti per gli agenti, sia nei mezzi tecnici sia nel personale. Ci sono state delle emergenze dovute a diverse situazioni e ho chiesto di cominciare a coinvolgere le associazioni di arma e le associazioni di quartiere nella gestione degli ingresso e uscite delle scuole, oltre monitoraggio dei giardini pubblici. Se creiamo dei volontari investiti dal Comune che fanno delle segnalazioni, abbiamo uno staff di cittadini vigili. Sulla percezione della sicurezza da parte dei cittadini, devo dire che non si possano portare via con le camionette le persone che non piacciono: non si risolve così il problema sicurezza. Fintanto che c’è la brutta faccia che non molesta nessuno non si può fare nulla. Mentre la presenza di divise in città, come ho richiesto, deve far capire che il controllo c’è. Ma non ci può essere un agente per ogni persona».

È vero che vuole rivedere il progetto dei trenta all’ora?
«Non siamo una città in cui il limite possa essere imposto ovunque come oggi. Vogliamo ripristinare dei limiti tradizionali mantenendo i 30 all ora dove servono, come vicino alle chiese, all’ospedale e alle scuole.  Mi sembra limitativo far circolare sempre le persone a 30’all’ora. Come la sera quando non ci sono in giro i bambini. Se una persona trova il limite dei trenta ovunque non ci presta attenzione. Se è invece in alcuni punti uno c’è, vi presta più attenzione».

In questi mesi vi anno accusato di essere fermi e di comunicare poco…
«La differenza tra l’attuale amministrazione e le precedenti e che questa è totalmente nuova. Non abbiamo un passato dove si è amministrato mentre bene o male, gli altri schieramrnti oggi all’opposizione sono tutti sono stati al governo della città. Se qualcuno pensa che si arrivi qui e si faccia qualsiasi azione in tempo zero per motivi ideologici, non ha capito il messaggio che ho mandato in campagna elettorale. Io non agisco senza programmazione e studio».

Un’emergenza a livello nazionale è quella dei richiedenti asilo. Il Comune ha dato qualche disponibilità?
«I saronnesi non potrebbero mai comprendere una nostra disponibilità all’accoglienza dei profughi. Vista anche la situazione di sicurezza che non è da nuvoletta felice, accogliere persone che non sappiamo da dove arrivino, cosa facessero nella vita prima di imbarcarsi, non verrebbe capito. E le risorse che ci sono a livello comunale devono essere usate per i saronnesi. Anche perché questi migranti, una volta che sono sul territorio non possono lavorare e diventa solo assistiti cronici. Saronno non ha dato alcuna disponibilità al Prefetto».

Qual è quindi il prossimo primo grande obiettivo?
«Ci sono in corso alcuni progetti legati alle aree dismesse. Le proprietà sono in attesa di anni di capire come proseguire. Abbiamo fatto un focus ad agosto con le realtà del territorio per fare tutte le verifiche su quelle proposte e vedere se ci sono dei punti di incontro. Si sta guardando quelle che sono le esigenze dei privati che in merito al Pgt. Abbiamo anche incontrato alcune associazioni di categoria: credo ci siano delle idee che possano soddisfare i privati senza andare a inficiare le esigenze della città. Sono fiducioso che si possa concretizzare qualcosa, ma vorrei evitare problemi come quelli che ci sono stai su una parte della ex Cemsa. La città può ripartire grazie alle aree dismesse».

Rigrazio tutti i cittadini che segnalano i problemi. Che finiscano sulla mia scrivania o sugli assessori ci danno quadro complessivo delle esigenze della città e ci permettono anche di stabilire le priorità. E ringrazio chi mi dice che già vede il cambiamento nella presenza dei diversi eventi delle associazioni: non ci chiudiamo a palazzo pensando che tutto sia perfetto per la cittadinanza. Siamo aperti al confronto. E poi un ringraziamento a tutta la macchia comunale per tutta la collaborazione positiva con tutta la giunta.

Manuel Sgarella
manuel.sgarella@varesenews.it

 

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Pubblicato il 23 Settembre 2015
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