Il killer di via Ravasi si pente di aver accusato Cobertera

In una lettera inviata agli avvocati del dominicano avrebbe affermato di averlo accusato ingiustamente. Appelli e sciopero della fame

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La storia di Roberto Cobertera è praticamente un mistero a due facce. L’uomo, dominicano, è stato condannato all’ergastolo, in cassazione, per l’omicidio di via Ravasi, l’assassinio avvenuto a colpi di coltello di un piccolo spacciatore tunisino, Terek Saad Heddine, nel novembre del 2008.

Per la giustizia italiana, Cobertera è un killer. E’ l’uomo che colpì il magrebino, in un cortile a pochi passi dall’università, insieme a un giovane complice, Daniel Calcano, a sua volta condannato a 24 anni di carcere.

Fu proprio Calcano a confermare che il delitto fu compiuto insieme a Cobertera. In fase di indagine, intorno  al dominicano si fecero diverse teorie. Si parlò del suo arrivo da New York, pochi giorni prima del delitto, ma anche della sua identità. Si chiamerebbe infatti Victor Ramirez Ravelo, e non Cobertera, una circostanza celata per sfuggire a un altro delitto commesso negli Usa.

Queste furono le notizie emerse allora e i sospetti. Insomma, la storia di un boss, che avrebbe istigato Calcano o partecipato direttamente a colpire il tunisino.

Da qualche mese invece si parla di un altro Cobertera. Nel 2013 l’uomo fece un lungo sciopero della fame professando la propria innocenza. Sentendosi vittima di un’ingiustizia, vorrebbe chiedere la revisione del processo. Da settembre è nuovamente in sciopero della fame, ma anche della parola (cioè non parla, ma comunica solo per iscritto).

Il caso è stato sollevato da Ristretti Orizzonti, una associazione che si occupa dei carcerati. La redazione di un giornalino del carcere di Padova ha dato spazio all’appello di alcuni compagni di detenzione, convinti della sua innocenza.

Questa convinzione nasce da una lettera che Daniel Calcano, il complice, avrebbe scritto all’avvocato di Cobertera, un legale di Varese, per affermare che durante il processo avrebbe accusato ingiustamente l’amico. Lo affermano alcuni appelli firmati dai detenuti e a quanto ci risulta la notizia è vera, ma ovviamente va valutata nelle sedi opportune perchè i motivi di queste ritrattazioni e le eventuali conferme vanno indagati a fondo.

Qualche giorno fa Agnese Moro ha scritto un articolo pubblicato da La Stampa per chiedere che sia esaminata la richiesta di revisione del processo e che Cobertera non sia lasciato morire di fame. Gli avvocati di Varese, Paolo Bossi e Marco Lacchin,  lo incontreranno nei prossimi giorni. La richiesta di revisione del processo è praticamente pronta.

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Pubblicato il 16 Settembre 2015
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