“Non permetteremo un esproprio statale di Accam”

Dopo la decisione di Regione Lombardia di riconoscere ad Accam una nuova categoria i sindaci sono sul piede di guerra: "non vogliamo dare spazio ad un esproprio statale della volontà del territorio"

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E’ Tiziano Torretta, vicesindaco di Vanzaghello e da sempre in prima linea per chiedere lo spegnimento dell’inceneritore, a prendere carta e penna e ripercorrere la conferenza dei servizi che ha rappresentato una doccia gelata per chi sognava di spegnere nel giro di qualche mese Accam.

Una lettera molto dura per dire che “non vogliamo dare spazio ad un “esproprio statale ” della volontà del territorio rispetto ad un impianto che è giunto ormai alla fine del suo ciclo vitale”. Eccola integralmente

Era il lontano  maggio 2012 quando iniziò l’iter del rinnovo dell’AIA per l’inceneritore di Accam: allora la richiesta riguardava sostanzialmente il revamping dei forni più qualche modifica di contorno.

Tra innumerevoli sospensioni  richieste da ACCAM si è arrivati alla giornata di ieri e  il Dirigente della Regione Lombardia, come recita la famosa canzone degli anni 60, “ oggi 29 settembre , mi son svegliato e… tutto è urgente perché…..”

L’urgenza è stata spiegata dal dirigente come conseguenza del famigerato art. 35 e lo stesso ha chiarito anche le possibili nefaste conseguenze: l’impianto Accam è presente in una lista governativa di “impianti strategici” (anche se finora era classificato D10 e non R1) e ciò comporta alcune criticità:

  • Il  Governo può obbligare lo smaltimento termico di rifiuti provenienti da altre Regioni
  • L’impianto deve funzionare alle massime possibilità del carico termico senza più limiti di peso (in soldoni se si brucia materiale poco differenziato si supereranno le attuali 100 mila tonnellate anno)
  • Prima si devono bruciare i rifiuti urbani (anche di altre Regioni) e solo dopo (se ci fosse spazio) i rifiuti sanitari ecc (che fanno incassare alla società il doppio del prezzo).

A questo punto, dopo che il Direttore di Accam ha formalmente revocato l’istanza relativa al revamping, tutti gli Amministratori locali presenti hanno chiesto al Dirigente di sospendere per un paio di settimane l’iter in attesa delle decisioni dei soci circa il prossimo futuro dei forni.

Il Dirigente si è trincerato dietro il “carico di lavoro” costituito dall’esame di tutte e 11 le procedure per gli inceneritori lombardi. Abbiamo allora ribadito come fosse opportuno partire dagli altri 10 inceneritori che proseguiranno l’attività e non partire proprio da Accam che a breve potrebbe chiudere i suoi forni, ma tutto inutile..

Inoltre è stato ribadito dal Dirigente come l’autorizzazione Aia non potesse prevedere nessun percorso di decommissioning e come il limite degli ossidi di azoto sia fissato a 120 sino al 2018 anziché a 80 da raggiungere entro ottobre 2012 come previsto nella AIA rilasciata nel 2007.

L’assessore Reguzzoni di Busto ha cercato più volte di convincere il Dirigente a una breve sospensiva spiegando le nuove strategie emerse tra i Soci che saranno formalizzate a breve in assemblea ma tutto è  stato vano: il Dirigente si è trincerato dietro le norme (non ancora entrate pienamente in vigore mancando i decreti attuativi) dell’art. 35 e così si è arrivati alla conclusione del procedimento col riconoscimento dell’impianto Accam come R1.

Oggi i Soci Accam hanno un motivo in più per arrivare in brevissimo tempo alla decisione di chiusura totale dei forni: non vogliamo dare spazio a un “esproprio statale ” della volontà del territorio rispetto ad un impianto che è giunto ormai alla fine del suo ciclo vitale.

Ci aspettiamo che l’Assessorato della Regione Lombardia (che ha contrastato l’art. 35) ci affianchi nel percorso di “decommissioning” e nelle pratiche innovative come il trattamento a freddo dei rifiuti.

Tiziano Torretta

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Settembre 2015
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