Fondazione don Gnocchi, protesta a oltranza dei lavoratori
Prosegue la protesta dei dipendenti in tutte le sedi del gruppo dopo la decisione della Fondazione di avviare la disdetta unilaterale del contratto
La protesta dei lavoratori della fondazione Don Gnocchi proseguirà finché la proprietà non rivedrà la proprio posizione di disdetta del contratto. La comunicazione arriva dai sindacati unitari Cgil, Cisl e Uil che nella giornata di mercoledì 21 ottobre hanno organizzato una protesta dei lavoratori in tutte le sedi della Fondazione. Due di queste si trovano in provincia di Varese, nel capoluogo e a Malnate.
«La conferma da parte della Fondazione Don Gnocchi della disdetta del contratto collettivo di lavoro che riguarda 5.500 lavoratori ci obbliga ad una decisa presa di posizione – spiegano i sindacati al termine della protesta di mercoledì -. Oggi in Lombardia sono state indette assemblee e presidi presso tutte le strutture del gruppo per manifestare la protesta dei lavoratori. Protesta che trova ragione nel tentativo di trasferire le responsabilità gestionali che hanno prodotto i deficit di bilancio, sui lavoratori».
«Lavoratori che a seguito dell’accordo dell’11 novembre 2013 da due anni stanno prestando orario aggiuntivo non retribuito e rinunciando a due giornate di ferie annue, convinti di voler contribuire al rilancio della struttura ed al salvataggio della Fondazione – proseguono i sindacati -. Fondazione Don Gnocchi ha dimostrato di non saper capitalizzare al meglio le risorse che gli sono state messe a disposizione dalle OO.SS e dai lavoratori e pensa male a voler procedere unilateralmente su posizioni di rottura, dove troverà una decisa presa di posizione di Cgil Cisl e Uil categoriali».
«Nella giornata odierna – concludono – le organizzazioni sindacali hanno disdettato l’accordo regionale firmato l’11 novembre 2013 convinti che se non ci crede più Fondazione, non si possa approfittare ulteriormente del senso di responsabilità sin qui dimostrato dai lavoratori. L’azione gravissima messa in atto da Fondazione rischia adesso di far precipitare nella crisi totale una realtà del sistema sociosanitario lombardo fatto di valori sociali, umani e religiosi. Serve recuperare il senso di responsabilità smarrito nelle ultime settimane dalla direzione per trovare le risposte giuste ai problemi complessi che devono essere affrontati. Fino ad allora la nostra mobilitazione continua».
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