Grazie a Ezio Motterle abbiamo punzecchiato il potere varesino

Il responsabile della redazione varesina del "Giorno" a giorni andrà in pensione. L'omaggio di Pier Fausto Vedani al collega

Il Giorno

Nel mio percorso professionale ho indossato anche  la maglia del  “Giorno”, il quotidiano che negli Anni 50, alla sua nascita, fece conoscere agli italiani un nuovo modo di fare giornalismo.

Nella  lunga era della Pallacanestro Ignis ho infatti scritto per la mitica redazione sportiva milanese (anni 60-70), poi  verso la fine degli Anni 80, anche per la pattuglia di colleghi varesini che combattevano, su altre posizioni, la loro battaglia nelle trincee dell’informazione. Accadde perché, non facendo più  parte di un altro progetto editoriale, io e Gaspare Morgione fummo arruolati da Ezio Motterle, il  responsabile della redazione di Varese del “Giorno”.

Nacque una rubrichetta che contava su un mio commento di eventi cittadini ma soprattutto sulla vignetta disegnata da Gaspare. Non smettevamo di essere noi stessi, lavoravamo in allegria: certamente non bolliti, eravamo ben lontani dai possibili  effetti di un  destino cinico e baro che poteva anche essere immaginato o previsto per chi imbocca il viale del tramonto.

Le prime spruzzatine di grigio avevano trovato invece dei nonnini veramente motivati professionalmente e pure cultori del bollito, ma quello soave, imbattibile di Cesare Lorenzini.

A partire dalla metà degli Anni Ottanta nemmeno i più attenti dei nostri addetti ai lavori, i ras dell’editoria, pessimisti per natura, immaginavano che la stampa, grande e piccola, insomma nessuno escluso, sarebbe andata velocemente verso l’inizio di un  incredibile, gigantesco mutamento causato dall’irruzione del web nel mondo della comunicazione e dell’informazione.

Che la televisione fosse una forte concorrente dei giornali già lo si sapeva, ma si era constatato che nemmeno le tv libere, comprese  le  grandi corazzate “private” del piccolo schermo, avevano messo in difficoltà gli editori dei quotidiani. Insomma per restare a casa nostra, Rete 55 e Tele7laghi integravano con successo il panorama del giornalismo bosino e tutti ne traevano soddisfazione e buone pagnotte da addentare.

La nascita e lo sviluppo del web ebbero la loro culla negli Usa, in Italia inizialmente ci fu attenzione solo da parte di scienziati, tecnici e giovani  generazioni. A Varese  i ragazzi che si affiancarono nella comprensione della portata della nuova comunicazione ebbero la loro base al  “Circolino” di Bosto; la carta stampata  cominciò una serie di approfondimenti mentre Antonio Marano ed Emilio Carabelli,  i timonieri di Rete 55  sfornarono un buon televideo che con l’immediatezza delle notizie cominciò a dare qualche fastidio.

Avendo superato quota 70 si pensava che noi vegliardi non si potesse essere più utili alla patria varesina dell’informazione, alla quale si affacciavano solo tecnologie, culture e vocabolari nuovi e per noi astrusi, quindi Gaspare ed io ci regalammo tempi e scadenze a misura di vecchi orsi. Fu Marco Giovannelli a ribaltarci da deliziose amache e luoghi ancora più rilassanti per  portarci in battaglia con la sua pimpante Varesenews. E furono altri quindici anni di attività coinvolgente e serena, ma anche di soddisfazione per aver accompagnato, sia pure lento pede, l’incredibile scalata ai vertici dell’informazione provinciale un quotidiano che mai avremmo pensato realizzabile senza carta.

Nel cuore uno spazio per il nostro passato è sempre rimasto, dalla cara “Prealpina” al “Giorno”. “Io nei nostri amarcord ci mettevo pure la “Provincia” che a Como mi permise di diventare giornalista professionista.

Quando  con il pensiero oggi devo ripercorrere vecchi sentieri di vita e di lavoro e non ho più Gaspare al mio fianco ho la tentazione di rinunciare,  ma sarebbe uno sgarbo inaccettabile non salutare e ringraziare Ezio Motterle, che a giorni andrà in pensione e che è stato molto più di un amico, di un collega preparato e di raro scrupolo nel controllo di un lavoro ricco di trabocchetti come il nostro. Forse Gas e io siamo stati la sua ragionata pazzia quando ci ha chiamati al suo fianco, ma credo che si sia divertito anche lui a ogni punturina al potere che settimanalmente partiva da piazza Cacciatori delle Alpi.

Per noi fu un’altra bella esperienza che ci ha evitato gli anni della sera e che ci ha preparati al grande e altrettanto pazzo salto a tre in Varesenews, cioè sempre noi due più Marco Giovannelli.

Carissimo Ezio, Varese oggi è ricca di mass media e dopo la commozione per il distacco dal “Giorno” ti auguro di sceglierti  tante belle e nuove avventure nel nostro mondo. Non preoccuparti se di questi tempi il tiro ai giornalisti è uno degli sport preferiti dagli italiani, ma a Varese non è mai stato di moda. Anche per merito tuo.

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Pubblicato il 19 Dicembre 2015
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