Sacro Monte, bidonvia e le incompiute varesine

Una lunga serie di incompiute che culmina con un progetto complessivo sul Sacro Monte: lo spunto arriva grazie ad una nota di Ambrogio Vaghi

Sacro Monte di Varese

“L’idea di un nuovo impianto di risalita al Sacro Monte è molto vecchia e aveva i presupposti per essere realizzata. Si era all’inizio degli  Anni 60, la  Società promotrice dell’iniziativa era composta esclusivamente da varesini e disponeva dei capitali necessari, la partenza della funivia, a campata unica, era prevista in un pianoro a sinistra prima dell’abitato della Rasa. Esattamente in via dei Cardi, con ampio spazio di parcheggio (in seguito l’area è stata occupata da casette); stazione d’arrivo al piazzale Pogliaghi. La cosa non piacque alle gerarchie perché avrebbe sconvolto gli itinerari storici religiosi della risalita al monte. In più i promotori avevano in animo di ripartire dal piazzale Pogliaghi con un’ altra campata di funivia che avrebbe raggiunto il “piazzale del cannone” al Monte Tre Croci (dove i terreni erano stati  già acquistati). Naturalmente il progetto era oggetto di analisi e discussioni.Accadde, fu una vera sorpresa,che  con parole e scritti Salvatore Furia, allora già autorevole riferimento per le problematiche di Campo dei Fiori e  Sacro Monte,  fosse contrario all’iniziativa. Egli infatti giudicò estremamente pericoloso in quel punto un impianto di risalita dal momento che venti violentissimi percorrono talvolta il tratto di vallata. Ci furono obiezioni, vennero ricordate funivie delle Alpi che affrontavano in piena sicurezza condizioni meteo peggiori, il nostro Salvatore fu irremovibile e probabilmente pure  determinante ai fini della scelta di un progetto che probabilmente avrebbe pure evitato il declino turistico della nostra montagna. Peccato. Non se ne fece nulla e i capitali varesini finirono a Schilpario, nella Bergamasca, dove furono finanziati gli impianti di risalita della  località, situata a oltre 1000 metri di altitudine.Schilpario divenne, e lo è ancora oggi, una eccellente stazione di sport invernali e di vacanze estive”.

Questo amarcord che è una novità e un ottimo contributo per la ricostruzione di una fase importante della storia del Sacro Monte, quella appunto che riguarda gli impianti di risalita, lo dobbiamo ad  Ambrogio Vaghi che ha letto le recenti considerazioni sul problema pubblicate da Varesenews.

Vaghi è stato autorevole esponente del Pci e della Sinistra varesina, storico e intelligente oppositore di Mario Ossola sindaco a Palazzo  Estense; inoltre egli è stato eccezionale rappresentante  del suo partito negli anni della svolta berlingueriana. Grazie infine a  buon senso, esperienza e cultura ha successivamente svolto il  ruolo di saggio e importante riferimento per le ultime generazioni dei progressisti che combattono la loro buona battaglia a Palazzo Estense.

Non so quanti siano in totale gli  anni di impegno politico di Ambrogio Vaghi, ma se già la periferia milanese lo  vedeva impegnato prima della fine della guerra possiamo pensare a un record di attività. Varesefocus, mensile del’UNIVA attento anche alla cultura locale e alla crescita della comunità, di recente aveva pubblicato la notizia di un sogno del noto costruttore varesino Augusto Caravati: una cabinovia dalla Rasa per un rapido collegamento con il Sacro Monte.

Abbiamo ripreso la notizia facendo il punto sullo stallo continuo, sulla mancanza di un’azione concreta a Santa Maria del Monte, convinti anche che la cabinovia fosse un’altra idea nuova di Caravati, che già  era stato  inascoltato promotore di una monorotaia che partendo dalla Schiranna avrebbe raggiunto  il Sacro Monte con diverse fermate nei quartieri del percorso.

La cabinovia non era  invece una novità in assoluto: ce lo ha ricordato Ambrogio Vaghi e lo ringraziamo. A  questo punto però  sembra inevitabile che l’accantonamento di un progetto già finanziato e in grado di risolvere un problema fondamentale per il Sacro Monte debba essere messo ai vertici di quella serie di “incompiute” collezionate dal Dopoguerra a oggi dagli amministratori della città. Le cito a memoria e non in ordine cronologico, lieto se qualche lettore ne ricorderà altre.

La precedenza diamola al penoso mezzo ripristino delle funicolari, poi  la incompleta valorizzazione del  Sacro Monte, l’incuria verso il grande hotel del Sommaruga, monumento del Liberty e invece l’attenzione ai ripetitori  tv. In città le  stazioni ferroviarie non inserite con agili  collegamenti al traffico, come per  esempio  la copertura del raccordo autostradale da largo Flaiano a grandi parcheggi delle stazioni; e ancora il corso Europa non completato, alcuni raccordi cittadini  con le valli, la ferrovia Arcisate Stabio, il risanamento del lago, il nuovo teatro, la vecchia caserma.

Altre due mastodontiche incredibili toppate la realizzazione inaccettabile dei due nuovi ospedali, il Circolo e il  Del Ponte. Entrambi sono una vergogna urbanistica come collocazione, il Circolo poi con centinaia di posti letto in meno rispetto al passato e  in relazione alle reali necessità del territorio, appare  poco più di un grande poliambulatorio.

Molto è dovuto  all’ assoluta incapacità di politici che la città si è data con una tenacia e una ottusità  mai registrate nella sue bicentenaria storia. Nella  quale  risalendo nei secoli troviamo anzi attenzione notevole all’assistenza sanitaria. Ma ecco altre incompiute come un centro congressi d’avanguardia, una Università  eccellente perché in più occasioni ostacolata nel suo sviluppo iniziale, strade spesso trascurate, impianti sportivi da rigenerare e per finire la storica bufala della Varese verticale, presentata in pompa magna dalla Regione in giù. Un progetto da cementieri di lungo corso, forse l’unica incompiuta che abbia ricevuto più consensi che critiche.

Ma perché tanti flop e un futuro  negato? Perché Varese è una  città  abitudinaria nel voto e non realizza che il suo benessere non è sempre legato esclusivamente  alle attività lavorative e  di conseguenza  non ci si accorge che con il tempo una a una spariscono quelle ciliegine che buoni amministratori  civicii negli anni avevano messo sulla torta.

E se nel tempo c’è stato declino è perché anche Varese ha pagato la crisi della politica. Pur con errori – uno grazie a Vaghi lo abbiamo scoperto oggi- di strada se ne è fatta grazie a gente del lavoro. Richiamiamola in Consiglio comunale: professionisti, imprenditori, artigiani affermatisi nella vita  anche come consiglieri comunali possono essere eccezionali motori della città. E se poi la politica si sceglie un leader esperto per il ruolo di  sindaco ecco che la ripresa, il cammino  dell’intera comunità saranno più sicuri e veloci.

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Pubblicato il 17 Febbraio 2016
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