Al Pirellone una sala intitolata a Oriana Fallaci
È stata scoperta la targa che ricorda, quando mancano pochi mesi al decennale della morte, una delle voci più dirette e coerenti del giornalismo italiano e internazionale

«Lo spirito di mia zia aleggerà su questa sala, state attenti». Così scherza Edoardo Perazzi, nipote di Oriana Fallaci, in occasione dell’intitolazione alla giornalista e scrittrice fiorentina della sala di lavoro al terzo piano di Palazzo Pirelli.
Martedì 20 marzo è stata scoperta la targa che ricorda, quando mancano pochi mesi al decennale della morte (avvenuta il 15 settembre 2006), una delle voci più dirette e coerenti del giornalismo italiano e internazionale.
«La volontà di ricordarla qui – ha detto il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo – trova ragione nella fede che questa istituzione nutre verso l’amore per la vita, la verità, che rappresentano il cibo della democrazia e il senso alto della vita di ognuno di noi. Oriana ci ricorda tutto questo, ci ricorda chi siamo, ci richiama all’orgoglio dei nostri valori, delle nostre radici».
Profondi e molto personali i ricordi del nipote, Edoardo Perazzi, che ha tratteggiato anche il rapporto di Oriana Fallaci con la città di Milano e dello scrittore e giornalista del Giornale, Alessandro Gnocchi. Per la Giunta è intervenuta l’assessore alle Culture, Cristina Cappellini. Presente anche l’assessore allo Sviluppo economico, Mauro Parolini. Tanti i Consiglieri regionali presenti tra cui il Vice Presidente Fabrizio Cecchetti e la Consigliere Segretario Daniela Maroni.
«Questa sala è la sede del lavoro istituzionale ma soprattutto del confronto con i cittadini in occasione delle audizioni – ha sottolineato il capogruppo della Lega Nord, Massimiliano Romeo, che aveva richiesto l’intitolazione a nome di tutta la maggioranza – Il giusto tributo ad una giornalista che ha lottato sino all’ultimo per risvegliare le coscienze, anche politiche, di quell’Occidente che definiva “indifeso e rassegnato” e che ha difeso valori che, ahinoi, si stanno un po’ perdendo».
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