Studenti e professori: la Liuc racconta la sua “Generazione Erasmus”

Un'ateneo sempre più internazionale è quello a cui punta l'ateneo spingendo sugli scambi di studenti e sulle visite di professori stranieri

Laureati in festa alla Liuc

Compirà 30 anni nel 2017 l’Erasum, il programma di scambi che continua ad appassionare migliaia di studenti universitari tutti gli anni. Esperienze all’estero che la Liuc cavalca da sempre «e che nel 25esimo anno della nostra fondazione vogliamo ulteriormente rilanciare», spiega il presidente dell’ateneo, Michele Graglia perché «ai nostri studenti diciamo sempre di prendere e andare all’estero, ma poi tornare per mettere a disposizione del nostro paese quello che si è imparato».

Ed è proprio per questo che la Liuc lavora su un duplice piano: mandare sempre più studenti all’estero e richiamare a Castellanza sempre più stranieri, sia studenti che professori. «I nostri studenti che partecipano al programma Erasmus sono in continuo aumento -spiega Raffaella Angelucci, responsabile internazionalizzazione della Liuc- con un grado di soddisfazione che supera il 97%». E se nello scorso anno accademico su una popolazione di 2.000 studenti il 9,7% aveva affrontato un percorso di mobilità, durante l’anno in corso il numero è cresciuto fino all’11% e nel prossimo si supererà il 12. Un percorso nel quale gli uffici dell’università sono in prima linea «avendo stretto accordi con 128 istituti in 41 paesi diversi».

Un’internazionalizzazione che ha i suoi effetti anche a Castellanza: nell’anno accademico 2014/2015 sono stati 168 gli studenti stranieri arrivati alla Liuc, in quello in corso 194 e nel primo semestre del prossimo saranno già 132. Ma non solo: il 25% dei corsi è in inglese per un totale di 500 crediti mentre i piani di studio internazionali hanno un successo sempre più vasto al punto che per il 2017 si punta ad un nuovo percorso innovativo che leghi l’ingegneria all’economia.

Liuc

Complessivamente, comunque, la Liuc è già oggi un’università abbondantemente aperta agli stranieri. «In tutte le classi dei trienni abbiamo un 20/30% di crediti formativi in lingua inglese -spiega il rettore, Federico Visconti- mentre nelle magistrali saliamo circa al 50% e questo è un fatto che arricchisce i nostri studenti, i nostri docenti e che ci spinge a fare sempre meglio».

Ed è proprio per questo che l’anno prossimo l’università investirà molto nei “visiting professors”, docenti di altri atenei che verranno alla Liuc per un periodo di tempo. «Anche grazie al progetto di fund raising lanciato con il circolo delle idee -spiega Rodolfo Helg, direttore della scuola di economia- chiameremo 5 professori qui per un certo periodo di tempo in modo da instaurare rapporti sia con loro che con le loro università».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Luglio 2016
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