Tricolore e Inno, i rischi dell’antileghismo programmatico
Galimberti ha vinto le elezioni con la Varese del fare, ma tra i primi provvedimenti proposti c'è la lotta sui simboli

Il ritorno delle questioni di principio, si potrebbe chiamare questo articolo, se non fosse che un effetto pratico, i promotori, lo vorrebbero produrre: la redazione di un nuovo regolamento del cerimoniale.
Martedì nella conferenza dei capi gruppo, Andrea Bortoluzzi, vice della Lista Galimberti (maggioranza di centrosinistra), proporrà nuovamente l’istituzione dell’inno nazionale da suonare all’inizio di ogni consiglio a Palazzo Estense. L’inno di Mameli sarebbe poi seguito dall’Inno dell’Unione europea, tratto dalla nona sinfonia di Beethoven.

Andrea Bortoluzzi della Lista Galimberti
Due momenti musicali perché i promotori Andrea Bortoluzzi e Mauro Gregori, nella loro mozione, hanno scritto che la musica stessa “è fonte di supporto e stimolo delle attività sociali”. La mozione, di per sé, è stata congelata da Bortoluzzi, che prevede invece di passare per una procedura più veloce, attraverso un accordo tra gentiluomini in conferenza capigruppo.
L’ostacolo, manco a dirlo, è la Lega Nord, che non si trova affatto d’accordo: il capogruppo Fabio Binelli ha già detto di no o, comunque, ha risposto ironicamente che entrerà in consiglio dopo l’inno. Ma c’è anche chi, dal canto suo, osserva che sia un inutile appesantimento dei tempi e delle procedure. Non è così frequente che in un consiglio comunale vi sia l’inno nazionale, suonato a gran fanfara.
La proposta patriottica tuttavia fa il paio con quella che, dalla stampa, è stata avanzata dalla lista Varese 2.0 di Daniele Zanzi, il vicesindaco. Zanzi vorrebbe che sulla torre civica di Varese svettasse il tricolore italiano. Si è discusso sulla stampa e sui social, se il tricolore dovesse esser aggiunto alla bandiera con la croce di San Giorgio che rappresenta il comune di Varese.

Fabio Binelli, capogruppo della Lega Nord
La maggioranza ha però un problema politico: ha lanciato l’appello alla collaborazione con le opposizioni, dunque non può umiliare la Lega; deve “proporre” al carroccio una soluzione condivisa ma i lumbard, ovviamente, risponderanno con zufoli e fanfare di casa loro, e non certo con quella di Mameli. Secondo problema, la maggioranza civica di centrosinistra nasce proprio per mettere da parte le questioni ideologiche e per portare in comune una pattuglia di varesini che lavorino pancia a terra, pragmaticamente, per far ripartire economicamente e socialmente la città.
Dunque, il rischio di queste proposte o mozioni “risorgimentali”, se da un lato gratificano molto chi per anni ha dovuto subire con fastidio alcune autentiche allucinazioni padane (come quando il sindaco Fumagalli disse che il sole delle alpi sulla rotonda di piazza Monte Grappa rappresentava il simbolo della nostra nazione) dall’altro si rischia di tornare a discutere di questioni vagamente ideologiche e poco concrete (nella prima giunta Fontana si discusse addirittura una mozione del forzista Clerici sui fatti di Ungheria del 1956)
Non è la cifra che ha impostato il sindaco Galimberti, il quale più volte ha espresso la sua contrarietà a piccole mozioni ideologiche che ingolfino il consiglio comunale. Il sindaco ha sempre attaccato la Lega non per il suo “padanismo”, ma per il suo “non fare”. Vedremo che strada prenderà la vicenda. Il presidente del consiglio comunale Malerba è favorevole all’inno suonato in aula e la querelle torna alla carica martedì nella conferenza dei capigruppo per voce di un attivissimo Andrea Bortoluzzi. Il leghista Binelli ha bollato l’iniziativa come “viscerale antileghismo, l’unica cosa che tiene insieme la maggioranza”.
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