Via Francigena: da Pont Saint-Martin a Ivrea

Quinta tappa in cui si lascia la Val d'Aosta per entrare in Piemonte. Da domani il direttore camminerà con Martin Stigol

via Francigena Canavese

Partenza all’alba con la fortuna di avere un bar sport a pochi metri che apre alle 5 di mattina. Un’ora dopo sulla vallata non è ancora arrivato il sole.

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La strada sale un po’ ripida e si lascia subito la Val d’Aosta per entrare in provincia di Torino.

Il sentiero corre tra i vigneti tutti terrazzati. La mano dell’uomo è antica e su alcuni dei pilastri è stata incisa la data e alcune sono lì da metà ottocento.

La tappa di oggi è di media difficoltà, circa 22 km senza particolari pendenze. C’è qualche salita ma con dislivelli minimi.

Tanto verde e pochissimo asfalto. In alcuni tratti il sentiero è affascinante perché entra in mezzo alle coltivazioni.

Una tappa solitaria camminata in poco più di sei ore, tenendo conto anche delle soste. Si inizia a sentire il caldo e nei passaggi esposti al sole la fatica è accentuata da una temperatura che superava i 35 gradi.

Il paesaggio è cambiato radicalmente. Le montagne si fanno solo collinari e Montalto Dora si entra bene nel clima del territorio morenico. Si incontrano i primi insediamenti industriali abbandonati e ci sono piccole frazioni abbandonate.

La Francigena qui inizia ad esser segnata con i tradizionali cartelli e le fascette adesive. In Val d’Aosta il cammino si sviluppa lungo il sentiero 103 che è segnato benissimo. Questo dal Gran San Bernardo arriva a Carema.

I segni ulteriori sono anche nella presenza di tanti esercizi che si rifanno alla Francigena.

A Montalto Dora, insieme con alcuni circuiti di sentieri, spicca un imponente castello. Da lì a Ivrea la strada inizia a scendere e in pochi km si arriva in città.

La so nota subito per le imponenti torri del suo castello. Arrivo in un’ora rio in cui Ivrea sembra deserta. È tutto chiuso per la pausa pranzo. Oggi poi è un giorno speciale perché ricorre San Savino che è il patrono della città.

Fondata nell’anno cento dai romani, Ivrea ha una inconfondibile storia industriale legata a Olivetti. Furono anni eccezionali e il noto imprenditore plasmò culturalmente la città. La storia eporediese è stata segnata dallo sviluppo industriale della Olivetti e oggi è candidata per entrare nella lista dei beni Unesco.

Tutto questo è oggi visibile grazie al MaAM, museo all’aperto delle architetture moderne olivettiane, visitabile sempre lungo un percorso di circa 2 km che si snoda nella via Jervis. Sono state installate sette stazioni informative che permettono di conoscere la storia.

Ivrea è segno di innovazione e di storia. Insieme con l’epopea Olivettiana nasce qui, in un bar che gli darà il nome, la scheda Arduino, che farà la fortuna del suo fondatore Massimo Banzi.

Ivrea è tanto altro ancora con una storia importante della sua comunità ebraica stabilitasi in città dal Settecento. Il carnevale con le battaglie delle arance è tra i più famosi in Italia.

Tutto questo può esser conoscito solo marginalmente perché il cammino richiede tempi molto stretti. In ogni caso Ivrea merita certamente una conoscenza perché è rappresentativa di tante cose del nostro Paese.

La tappa di oggi ha base per la notte nel delizioso ostello gestito dal canoa club. È collocato proprio sulla Dora e il rumore delle acque fa da sfondo a chi si ferma qui.

Una tappa anche di attesa perché da domani, per i prossimi tre giorni, avrò un compagno di viaggio d’eccezione. Camminerò insieme a Martin Stigol. E sono sicuro che sarà un’esperienza nella già affascinante storia della Francigena.

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Pubblicato il 07 Luglio 2016
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