Maroni: “No alla riforma costituzionale, annulla le autonomie”
Il governatore lombardo analizza alcuni aspetti legati al cambiamento del Senato qualora passare il si al referendum d’autunno
«Sulla riforma, come governatore, sono per il ‘No’, rispetto al ruolo delle Regioni e al futuro delle autonomie: questa riforma riduce le autonomie, riduce le competenze delle Regioni, introduce poi anche sulle competenze residue delle Regioni un potere assoluto del Governo, con la cosiddetta ‘clausola di supremazia’, che consente al Governo, senza una giustificazione, se non l’interesse generale nazionale, di legiferare anche nelle materie che sono di competenza costituzionale delle Regioni».
Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, questa mattina, a Cernobbio (Como), intervenendo al Forum Ambrosetti 2016.
«Questo significa tornare al 1970 – ha proseguito Maroni – quando c’erano i Consigli regionali, ma le leggi regionali entravano in vigore se avevano l’avallo del commissario di Governo, cioè del prefetto: era il prefetto che comandava. E’ una scelta, ma significa però cancellare il sistema delle autonomie e creare un sistema diverso, dove tutto si decide al centro. Non ha quindi senso spendere i soldi per fare elezioni, per eleggere un presidente della Regione, se poi a decidere è il Governo, sono i funzionari a Roma.
«Quanto al Senato delle Regioni, pare che, stando almeno ai dati del Senato stesso, i costi non diminuirebbero se, al Senato attuale, si sostituisse il Senato delle Regioni, però – e questa e’ la mia critica – quello previsto non e’ un Senato delle Regioni: per me il Senato delle Regioni e’ il Bundesrat, un Senato che rappresenta le Regioni, dove c’e’ il vincolo di mandato, dove cioe’ i senatori che rappresentano la Regione Lombardia, devono fare quello che dice la Regione Lombardia. Cosi’ com’e’ previsto sono invece i partiti che decidono, perche’ i rappresentanti sarebbero sindaci, assessori regionali, e non cambierebbe molto rispetto a cio’ che avviene ora. Sarei d’accordo se ci fosse il Bundesrat».
Il Governatore ha poi parlato anche dell’aspetto legato ai conti della riforma: «Non credo che si riduca la spesa con questa riforma. Anche i questo caso ci sono statistiche e conti ben fatti al riguardo, che confermano che la spesa non si riduce. Il fatto e’ che la spesa pubblica non vada ridotta, ma migliorata e la soluzione di chiama ‘costi standard’, che significa prendere le best practice ovunque ci siano – in
Lombardia ce ne sono molte, ma ce ne sono anche in altre Regioni – e applicarle a tutti, introducendo i costi standard. La differenza dei territori e’ cosi’ evidente, per esempio tra Lombardia e Sicilia, ma non solo, che, se si fa la media, si
continua a penalizzare le eccellenze. La Regione Lombardia, per esempio, con 10 milioni di abitanti, ha 3.000 dipendenti, per fare tutto quello che in Sicilia, che ha la meta’ degli abitanti, fanno con 30.000 dipendenti. E non e’ che le cose li’ funzionino meglio».
«Secondo numerose ricerche, come quella realizzata da Confcommercio, – ha evidenziato il presidente Maroni -, se tutte le Regioni spendessero come spende la Lombardia, lo Stato risparmierebbe 60 miliardi di euro l’anno, cioe’ il doppio della manovra».
«Ci vuole coraggio ad applicare i costi standard – ha concluso -, perche’ occorre dire a tutti i governatori quali siano le cose da fare e come vanno fatte, ma questa e’ la strada. Io ne avevo parlato con Renzi gia’ l’anno scorso, lui si era detto d’accordo e ne aveva previsto il recepimento nella Legge di Stabilita’, cosa che poi purtroppo non e’ avvenuta».
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