La ricetta di Antonelli per Accam: “Così torneremo a guadagnare”

Chiusura nel 2023 con avvio dell'impianto dell'umido che ripagherà i costi dello spegnimento. È questa la linea per il futuro di Accam

accam

Va ancora tutto definito ma l’idea del sindaco Emanuele Antonelli per il futuro di Accam è chiara: chiudere l’inceneritore entro il 2023, avviare parallelamente il progetto per un impianto per il trattamento dell’umido e ammortizzare così tutti i costi della dismissione dei forni. E’ questa la linea anticipata in commissione durante la discussione dell’atto di indirizzo legato al futuro dell’impianto, prima del voto che arriverà settimana prossima in consiglio.

I conti di Antonelli, incrociando i bilanci del comune e il piano industriale che stanno limando i tecnici, sono questi: «Noi oggi spendiamo 400.000 euro in più all’anno rispetto alle tariffe di mercato conferendo ad Accam ma contemporaneamente riceviamo un affitto da 350.000 e quindi, in pratica, noi spendiamo solo 50.000 euro in più rispetto al mercato. Ma questo solo per quest’anno dal momento che fino all’anno scorso il contratto di affitto era di 750.000 euro e quindi noi da Accam abbiamo sempre guadagnato un sacco di soldi». Al netto di queste cifre secondo i conti del sindaco «se noi oggi spegnessimo l’impianto dovremmo versare immediatamente 2 milioni di euro tra penali e perdite mentre continuando ad incenerire la tariffa potrebbe scendere dai 110 euro a tonnellata fino a 90, annullando di fatto quella perdita».

Ma annullare le perdite ad Antonelli non basta e quindi rilancia l’idea dell’impianto Forsu, quello del trattamento dell’umido. «La costruzione dell’impianto nella stessa sede di Accam -spiega- ci costerebbe 11 milioni di euro, una cifra che verrebbe ammortizzata in 8 anni e dopo sarebbe tutto guadagno». E la concorrenza con l’impianto fotocopia che Legnano si sta preparando a costruire? «Loro hanno commesso un grande errore (il termine origlia era ben più colorito, ndr) e ora ne pagheranno le conseguenze ma oggi sul mercato ci sono 450.000 tonnellate di umido che cercano impianti di smaltimento, il nostro sarebbe da 40 e quindi trovarli non sarà un problema. Anche sul piano tariffario non dovrebbe essere un problema: l’impianto richiederebbe 80 euro a tonnellata e oggi Roma offre i suoi rifiuti a 160».

Tutto questo perché «noi vogliamo il piano migliore che salvaguardi salute, conti del comune e posti di lavoro e con questo piano riusciremmo davvero a farlo». In realtà comunque questo piano non risulta nero su bianco nell’atto di indirizzo che voterà il prossimo consiglio comunale perché l’intenzione è quella di lasciare altre possibilità alla società.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

Cerco di essere sempre dove c’è qualcosa da raccontare o da scoprire. Sostieni VareseNews per essere l’energia che permette di continuare a farlo.

Pubblicato il 01 Ottobre 2016
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.