Madonna in Campagna si prepara alla Rama di Pomm 2016

Dall'11 novembre partono le gare del palio del quartiere. Domenica 20 il gran finale con sfilata e la "finale" con la corsa degli asini

rama di pomm palio madonna in campagna 2011

Tiro alla fune, pallavolo, molto altro e a chiudere la pittoresca corsa degli asini. A Madonna in Campagna si scaldano i motori per la festa della “Rama di pomm”, appuntamento di festa religiosa ma soprattutto di festa per l’intero quartiere. Una tradizione che si rinnova di anno in anno, coinvolgendo decine di persone nella preparazione e centinaia nelle gare in cui competono i quattro rioni (Paisan Quadar, Privilegiàa dal campani, Drizuni dal tirasegn, Citaditt da la campagna).

Ricco come sempre il programma, partendo da venerdì 11 novembre, con le primissime sfide sportive legate al palio. Da sabato 12 invece ci sono i primi appuntamenti religiosi, a ricordare le più profonde radici della festa. Domenica 13 novembre alle 10 la grande sfilata con cavalli, carrozza e asini  in piazza Garibaldi a Gallarate centro, segnerà l’avvio ufficiale del palio.

Le gare tra i quattro rioni del quartiere Madonna in Campagna proseguiranno nell’arco dell’intera settimana dal 13 al 20, tra bocce, ping pong, pallavolo, carte, calcio-balilla, triatlon e altro. Domenica 20 novembre sarà il giorno del gran finale: si parte alle 14 con la sfilata delle contrade da via Pacinotti, poi la corsa in bici per bambini e tante altre prove atletiche e di gioco, comprese le diverse manche di tiro alla fune. E infine, da metà pomeriggio in avanti, la corsa con gli asini, momento tipico del palio di Madonna in Campagna. La premiazione con festa insieme si terrà infine il 25 al Teatro Nuovo, accanto al Santuario.

 

La storia della Rama di Pomm a Madonna in Campagna

Sul finire del XVI secolo, fuori i fossati del borgo di Gallarate, sorgeva lungo l’antica strada per Milano una cappelletta dedicata alla Madonna delle Grazie, chiamata dal popolo “il gesiolo”. Il modesto edificio era costituito da una piccola aula rettangolare con dipinta sulla parete di fondo, sopra un semplice altare, la Vergine allattante il Figlio. Al gesiolo, spesso i contadini ed i borghigiani gallaratesi venivano, mossi da una spontanea devozione. Sul principio dell’anno 1601, a seguito di alcune guarigioni ritenute miracolose dal popolo, la devozione alla Madonna del gesiolo crebbe anche tra la gente dei paesi d’intorno che numerosa accorreva in pellegrinaggio. A seguito dell’insistenza e dell’accorrere continuo della gente l’arcivescovo, Cardinale Federico Borromeo, autorizzò la costruzione del Santuario la cui prima pietra fu posata “il giorno di giovedì decimo nono del mese di dicembre 1602” con grande solennità, presenti il prevosto Orazio Bertarino con il capitolo di Santa Maria Assunta, le confraternite e gran moltitudine di popolo. “Ed io vidi questo, sia lode a Dio”: così annotava sulla sua rubrica il notaio gallaratese Maurizio Finali, il primo storico. L’anno 1628, un esercito alemanno scende in Italia alla conquista di Mantova. Tra queste truppe di ventura serpeggia da sempre la peste. Dopo aver infierito su Milano l’epidemia dilaga inarrestabile in tutta l’alta Lombardia. Nel luglio del 1630, nonostante gride e quarantene, il morbo entra anche a Gallarate. Tutto il borgo ed i villaggi d’intorno ne sono contagiati. Solo a Gallarate, abitata da circa 2500 anime, i decessi superano il numero di 450. In tanta impotente desolazione i gallaratesi si rivolgono all’antica Madonna del gesiolo facendo voto con atto pubblico, redatto dal notaio gallaratese Cesare Lomeno in data 17 dicembre 1630 che se liberati dal contagio di celebrare solennemente la festa della Presentazione di Maria al Tempio, venendo in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Campagna il 21 di novembre di ogni anno. Nel novembre dell’anno successivo il flagello scompare. Nasce la festa votiva della Presentazione poi popolarmente chiamata Rama di Pomm dall’antica usanza di vendere sul sagrato del Santuario le mele infilzate nei rami spinosi di Gleditzia che ai tempi cingeva campi e orti attorno al Santuario. Tale tradizione si ricollega ad una gentile leggenda che racconta di un melo selvatico fiorito miracolosamente in quel lontano novembre 1631 a fianco del Santuario. Ancora oggi questa usanza rivive e mantiene viva questa popolare e bella tradizone. Sin dal suo sorgere, il Santuario era sempre stato officiato da un cappellano che nei giorni festivi ed in alcuni infrasettimanali vi celebrava la Messa. Con l’aumento della popolazione, si sentì la necessità di avere un cappellano residente. Nel 1884 per munificenza della famiglia Ponti, veniva costruita l’attuale casa parrocchiale. Primo cappellano residente fu don Carlo Colli; a lui succederà il 13 novembre 1897 don Andrea Mastalli. Uomo di vasta cultura, appassionato storico e fautore di molteplici iniziative sociali e pastorali; fermenti e coagulo di idee e di persone che prepareranno spiritualmente l’avvento della parrocchia a seguito della rinuncia di Don Andrea. Nel 1939 iniziano in Curia le trattative per l’erezione della nuova parrocchia. Viene chiamato da Ispra, dove era coadiutore, don Luigi Cassani che prende in cura il rione il 6 giugno del 1940. La parrocchia sarà ufficialmente costituita il 1° gennaio 1941.

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Pubblicato il 08 Novembre 2016
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