Il basket italiano tutto in piedi in onore di Massimo Bulleri

A Masnago molti ospiti per il ritiro del popolare playmaker biancorosso. Bulgheroni: "Un onore che abbia finito qui". Domenica l'ultima partita

Bulleri

Altro che “conferenza stampa di saluto”. La mattinata che la Pallacanestro Varese ha dedicato a Massimo Bulleri per il suo addio al basket giocato è stata in realtà una lunga cerimonia che ha coinvolto un po’ tutto il mondo italiano della palla a spicchi. Ed è stato giusto così: è raro poter salutare un giocatore che ha saputo portare la Nazionale a vette altissime (argento olimpico, bronzo europeo) e che si è fatto ben volere in tutte le società per le quali ha giocato, non solo da quella Treviso con cui ha vissuto le migliori stagioni della carriera.

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A quarant’anni, dunque, uno dei giocatori italiani più importanti del XXI secolo dice addio ad allenamenti, ritiri e partite. «Una decisione maturata a gennaio – confessa il “Bullo” – dopo che l’anno passato avevo ragionato, decidendo però di avere ancora qualcosa da dare. Ora non so cosa farò, è presto per decidere: domenica devo giocare a Torino. Poi ci penserò insieme a mia moglie Claudia, i miei figli, i miei genitori e mio fratello: le persone che mi hanno sempre affiancato e sostenuto e che sono gli artefici della mia storia sportiva».

In un palasport di Masnago addobbato per lui, con alcune delle maglie indossate in carriera a fare da cornice alla postazione delle interviste (a centro campo), il playmaker toscano ha ascoltato con gli occhi lucidi gli interventi di tante persone che hanno vissuto accanto a lui questo ventennio (abbondante) trascorso sul parquet.

L'addio al basket di Massimo Bulleri
Bulleri con la moglie Claudia

Intervistati da Simone Fregonese, storico addetto stampa della Benetton Treviso, al microfono si sono alternati dirigenti come Renato Pasquali e Alberto Mattioli, il mitico Dino Meneghin; Denis Marconato, il compagno di squadra più fedele del “Bullo”, Charlie Recalcati che lo ha allenato nei momenti più belli in azzurro. Per rappresentare Varese invece, sono intervenuti capitan Giancarlo Ferrero, coach Attilio Caja (che lo aveva già diretto a Milano: «Massimo si infortunò, noi uscimmo ai playoff con Siena e ho ancora il rammarico di non averlo potuto schierare…») e Toto Bulgheroni. «Per la nostra società è stato un onore enorme che Massimo abbia voluto chiudere qui la carriera. E da varesino sono orgoglioso di come la gente, che in passato non era stata tenera con lui, lo abbia accolto, sostenuto e applaudito fino alla fine».

Sul maxi schermo di Masnago, che durante la cerimonia aveva mostrato alcune delle immagini più belle del Bulleri giocatore, a un certo punto si sono materializzati i saluti a distanza di tanti altri volti noti del mondo del basket. Da Ettore Messina e Mike D’Antoni – attualmente avversari in NBA nella serie playoff tra San Antonio e Huston – ai compagni di nazionale Basile, Gigli e Galanda, fino all’ex gm trevigiano Maurizio Gherardini, a Riccardo Pittis e – addirittura – a Marcelo Nicola, che sul parquet di Masnago non è “amatissimo”.

«La mia carriera nel mondo del basket è stato un viaggio lungo ma ricco di emozioni forti» ha concluso Bulleri, che ha poi elencato alcune delle persone e degli episodi più significativi. «Le vittorie preferite sono state quelle con la Treviso 2002-03 e l’argento di Atene, il mio compagno più fedele è stato Denis Marconato mentre per gli allenatori devo citare almeno Recalcati, Messina, D’Antoni e Bucci». E prima del congedo, il “Bullo” ha sfoderato la frase a effetto: «La vita va usata per inseguire i propri sogni, e non è detto che questi rimangano tali». E il playmaker di Cecina, che da ragazzino stregò D’Antoni e la Benetton, è l’esempio vivente di una affermazione simile.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Maggio 2017
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