Il commosso addio a Gianni Baila, appassionato ciclista
L'abbraccio di Cassano alla famiglia dell'uomo morto in un incidente stradale settimana scorsa. È morto mentre si dedicava alla sua più grande passione
Cassano Magnago, a partire dagli appassionati di ciclismo, si è stretta intorno alla famiglia di Giambattista Baila, per l’ultimo saluto all’uomo morto una settimana fa per un incidente avvenuto al ponte della Mornera a Gallarate.
Nella sua omelia don Gabriele Gioia – il parroco di Cassano che ha celebrato insieme a don Giancarlo – ha ripreso tante volte le fila della passione per il ciclismo di «Gianni». Un uomo la cui famiglia era stata toccata nel profondo dal dolore: aveva perso un fratello giovanissimo, annegato nel Ticino, mentre solo pochi mesi fa aveva salutato per l’ultima volta la moglie Ornella. «Era animato da questa grande passione sportiva, che l’ha sostenuto nell’attraveraare i momenti brutti, l’ha aiutato a stare con gli altri, a creare relazioni belle e importanti» ha ricordato don Gabriele, parlando a «una comunità choccata da questo incidente» ma anche dalla morte di un altro sportivo, il podista morto per una probabile reazione allergica dopo essere stato punto da un calabrone mentre era sotto sforzo, durante una prova a Oleggio (No).
E nella chiesa di San Pietro c’erano anche tanti altri appassionati ed ex corridori in bici, che l’hanno conosciuto quando correva da giovane oppure nelle mille spedizioni ciclistiche in giro per l’Italia (era stato grande tifoso di Ivan Basso). «Abbiamo corso insieme da allievi» ha detto al termine della messa Mario Lanzafame, che negli anni Settanta è stato un famoso corridore e che oggi è ancora legato a Cassano, dove vive. «Siamo stati allievi (categoria giovanile del ciclismo, ndr) nel 1967 alla Cedratese, poi nel 1968 alla TreFarioli con lui», indicando Valerio Lualdi, altro ex corridore Professionista presente alla cerimonia .«È andato avanti a correre fino da Juniores, poi ha continuato a seguire il ciclismo. Era davvero di una gentilezza assoluta». Lo ricorda così’ anche Luciano Cagnola, ex presidente della Ciclistica Cassanese: «Non aveva più fatto parte di una squadra, ma gli piaceva pedalare, anche settimana scorsa era uscito alle 8 del mattino».
Tutti lo ricordano come una persona calma e riflessiva, una presenza discreta nella cittadina e nel mondo degli appassionati. Difficile accettare il destino che l’ha visto morire per un incidente quasi banale, forse per una disattenzione. Nella sua predica don Gabriele ha ripreso il tema del dolore difficile da accettare (a partire dalla lettera ai Romani, « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?») e della vocazione individuale da seguire. Ma ha anche ripreso una riflessione sul senso della comunità, sulla condivisione di una vita insieme: «Nel ciclismo si corre insieme, si percorre insieme la stessa strada. Capita che qualcuno vada avanti, in fuga o in volata. Pensiamo alla bellezza di essere squadra, gruppo, sulla stessa strada, quella della vita».
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