Omicidio di Antonino Faraci, il 15 febbraio si decide sul rinvio a giudizio della moglie
La decisione del giudice per l'udienza preliminare arriverà a metà febbraio. Secondo la Procura la 68enne Melina Aita è la mandante dell'omicidio del marito, eseguito da due tunisini oggi latitanti
Il Giudice per l’udienza preliminare dovrà decidere il prossimo 15 febbraio se rinviare a giudizio Melina Aita (foto), moglie di Antonino Faraci, ucciso il 12 aprile del 2014 nella sua abitazione di via Briante a Somma Lombardo.
Proprio la moglie oggi 68enne è accusata di essere la mandante dell’efferato delitto che sarebbe stato compiuto dagli altri due imputati Bechir Baghouli e Slaheddine Ben H’Mida, attualmente ancora latitanti.
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Questa mattina si è tenuta l’udienza nela quale l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Rosaria Stagnaro, e la difesa rappresentata dall’avvocato Pierpaolo Cassarà, si sono confrontate davanti al giudice. Da una parte la richiesta di rinvio a giudizio e dall’altra la richiesta di non luogo a procedere.
Proprio l’avvocato Cassarà si è intrattenuto, al termine dell’udienza che è durata diverse ore, ribadendo la completa estraneità della sua assistita ai fatti contestati: «Si vuole processare una donna di 68 anni sulla base di indizi e senza alcuna prova che lei sia coinvolta in questa vicenda – ha detto Cassarà – in caso di rinvio a giudizio non chiederemo nessun rito alternativo e andremo fino in fondo a questa vicenda. L’accusa che una donna anziana e con gravi pregiudizi di salute sia l’amante di un giovane tunisino, consumatrice di cocaina e spregiudicata assassina non sta in piedi in nessun modo».
Secondo l’accusa, infatti, Melina Aita avrebbe intrattenuto una relazione anche sessuale con Bechir Baghouli e avrebbe procacciato cocaina all’uomo in più occasioni. Una relazione smentita dalla stessa Aita che ha spiegato, in lacrime a margine dell’udienza, di vivere una vita impossibile da 4 anni: «Voglio solo uscire da quest’incubo. Non c’entro niente con la morte di Antonino».
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