Anche i capitreno hanno paura. “Sono necessari certi treni di notte?”

Dopo tre casi in pochi giorni, uno particolarmente grave, i dipendenti Trenord chiedono più tutele all'azienda e alla Regione

trenord

«Un vero e proprio bollettino di guerra». Così un gruppo di capitreno di Trenord definisce gli ultimi giorni, che hanno visto ben tre episodi diversi di aggressioni, una delle quali particolarmente grave.

Lo mettono nero su bianco, i capitreno, scrivendo al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e all’Ad di Trenord Cinzia Farisè.
Non è una lettera firmata, per evidenti motivi di autotutela (anche se le critiche sono più sul contesto, che verso la propria azienda), ma un comunicato fatto girare in particolare con le chat whattsapp.

«Molti episodi non fanno più nemmeno notizia, molti altri non vengono nemmeno più segnalati in quanto – e lo diciamo con molta amarezza – sono considerati da tutti noi, addetti ai lavori, “fatti normali”» scrive il “gruppo di capitreno”. Insomma, lo stesso personale si sente «rassegnato e abbandonato».

Si rivolgono «in primis a Trenord, la nostra azienda, sapendo benissimo che il problema non è solo di competenza aziendale, ma sono state fatte tante promesse e solo qualche sforzo» seppure «di forte impatto economico)». Si tratta del sistema di vigilantes a bordo introdotto dopo il grave episodio del capotreno che rischio di perdere un braccio, ferito a colpi di machete a Bovisa. «Purtroppo la situazione non solo non è migliorata, ma è paradossalmente peggiorata in modo molto sensibile e percepito benissimo da chiunque viaggia sui treni».

Secondo il gruppo di capitreno «le poche guardie non sono e non possono essere la soluzione al problema», in particolare perché non toccano le fasce di inizio e fine servizio, gli orari più critici. Rispetto a cui, proprio in chiusura della lettera, arriva una proposta: «È veramente necessario fare certi treni in certi orari che non sono affatto utili per i cittadini lombardi, ma solo luogo utile per la piccola criminalità?».

La denuncia dei capitreno è rivolta a tutela dell’intero sistema della mobilità su ferro, rimarcano con un giudizio forte: «I treni lombardi non sono un luogo sicuro, non lo sono per i tanti dipendenti che lavorano e tanto meno per i cittadini lombardi che viaggiano». Viene ricordato che una parte del problema è legato alla tossicodipendenza: «ogni giorno è cosa abituale vedere scene di spaccio o vedere tossicodipendenti utilizzare i bagni dei treni per drogarsi».

Dietro alla presa di posizione interna, però, c’è anche qualche tensione interna: «Un’azienda che ha davvero a cuore la sicurezza dei lavoratori […] dovrebbe quantomeno smetterla di fare inutili pressioni ai Capitreno e Macchinisti sanzionandoli in ogni occasione». Il “gruppo di capitreno” dice che l’azienda dovrebbe sostenerli, mentre rende «difficile anche una semplice richiesta Polfer»

C’è anche la richiesta a Regione Lombardia. Ci si rivolge ad Attilio Fontana, «che durante la campagna elettorale abbiamo sentito ogni giorno parlare di sicurezza»: «tutto questo è accettabile? Da quale parte intende iniziare? Vuole fare qualcosa?».

Il problema viene richiamato anche ai sindacati e, in ultimo, arriva anche un appello ai pendolari: «Vi chiediamo di non vederci come dei nemici». «L’odio e l’aggressività delle parole rivolte al personale di Trenord che scorrono nei social sono veramente frustranti per noi».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 13 Aprile 2018
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