Piscina di Moriggia, due mesi dopo

La piscina non riapre, c'è una certa distanza tra vertici di Amsc e dell'amministrazione. Al centro c'è la valutazione delle cause e degli interventi: se n'è parlato anche in una "supercommissione"

gallarate generico

Al 20 aprile saranno passati due mesi dalla chiusura precauzionale della piscina di Moriggia. E a distanza di due mesi il tema è stato dibattuto anche in una “supercommissione” congiunta, con tecnici, avvocati, consiglieri comunali e assessori: diventa sempre più evidente la distanza tra vertici di Amsc e del Comune. Ma anche che il “caso” diventa terreno di scontro sulle responsabilità delle diverse amministrazioni, quella del PdL pre-2011, quella di centrosinistra e quella di oggi (nella foto: la piscina dopo lo svuotamento, a marzo).

Delle cause del cedimento del controsoffitto e delle prospettive si è parlato appunto nella commissione congiunta lavori pubblici e bilancio-società partecipate. Che ha finito per occuparsi appunto di una serie di capitoli diversi.

Punto primo: che fine ha fatto la gara d’appalto del 2016? Parliamo del rinnovo prospettato dall’amministrazione Guenzani. Era una richiesta che era venuta già un mese fa dal Pd. La gara era arrivata all’apertura delle buste e poi non se n’è saputo più nulla. Di fatto – si è scoperto – è stata archiviata: si è arrivati oltre il termine, non ci sono stati ricorsi dell’azienda vincitrice e quindi fa parte del passato. Lo stop alla gara era stato motivato da un’ispezione della Guardia di Finanza a seguito di un esposto (rimasto anonimo) contro la procedura. Da questo punto di vista le valutazioni di maggioranza e opposizione divergono: «Il legale di Amsc ha ammesso che non c’era ragione di fermare la gara: non è mai stata iscritta alcuna notizia di reato da parte della Procura» dice Giovanni Pignataro, capogruppo Pd. Mentre l’assessore Moreno Carù (Forza Italia) ribadisce che non si poteva sapere niente perché «c’era un fascicolo in Procura», coperto quindi «da segreto istruttorio».

Punto due: a che punto è il bando per il rinnovo della struttura? Per ora si è fatto un bando esplorativo, con otto interessati ma senza che si arrivasse ad un’offerta precisa. L’assessore Carù dice che oggi di fatto ci sono «due possibilità»: che Amsc prepari un progetto (a sue spese) e lo sottoponga a possibili investitori  oppure che si vada a una «trattativa privata con un promotore dell’intervento», che avrebbe poi diritto di prelazione. «Ad Amsc abbiamo detto di rispondere in termini di massima autonomia, chiedendo però di valutare i costi a carico dell’azienda». Traduzione più esplicita: all’amministrazione non dispiacerebbe andare a trattativa privata, visto che preparare un progetto significherebbe impegnare risorse di Amsc (senza certezza che poi interessi davvero a qualche azienda privata, si teme).  «Il presidente di Amsc Campari valuta entro fine del mese per procedere in un senso o nell’altro. A noi preme, a prescindere dalle modalità, che i lavori di ristrutturazione rendano possibile una riapertura in autunno» conclude Carù.

Caustico invece Pignataro, che sottolinea che da dicembre 2017 si è aspettato perché «come è stato detto, devono “allinearsi tra tutte le parti coinvolte”: non c’è accordo tra amministrazione e Amsc. Il dato politico è che il presidenti Campari e il suo cda sono bloccati da uno scontro con il socio», conclude il capogruppo Pd.

Va in questo senso – appunto – anche una certa irritazione che il sindaco Andrea Cassani non ha nascosto, di fronte al presidente Roberto Campari. Cassani ha una prospettiva chiara: riaprire quanto prima. E allora perché non si riesce? «I tecnici ci hanno confermato che si poteva riaprire con la rete di protezione sotto il controsoffitto, ma non sono stati passi in avanti» commenta gelido. Non è proprio un siluramento di Campari, ma la divergenza è evidente, come del resto lo era già a marzo.

Sospesa l’attività alla piscina della Moriggia

La rete di protezione era già stata ipotizzata a marzo. Non costerebbe poi molto, ma ha un difetto: una volta installata, renderebbe difficile proseguire nella valutazione ulteriore degli interventi. Per Cassani e maggioranza si può procedere perché gli elementi sono chiari, in Amsc invece vorrebbero vederci più chiaro, per evitare ulteriori passi falsi.

Si è tornati all’intervento fatto nell’estate del 2010, dopo il primo distacco di pannelli dalla controsoffitura: l’intervento con «intonaco ignifugo» avrebbe contribuito ad assorbire umidità. «Potrebbe essere una concausa, ma non si escludono infiltrazioni dal tetto o effetto della corrosione» dice l’assessore Carù. Mentre dalle file del centrosinistra sono convinti che lì stia il punto vero: «I tecnici che abbiamo interpellato dicono che l’intonaco di quel tipo è una soluzione sconsigliata per ambienti umidi» dice Pignataro. In sostanza: l’intonaco ha assorbito l’umidità, si è appesantito e sfaldato, il distacco di piccole porzioni d’intonaco – che cadono dalle travi alla controsoffittatura sottostante – causa il distacco dei pannelli.

Da questo punto di vista, l’opposizione vuole chiarire eventuali responsabilità risalenti 2010. E in modo simile è arrivata anche la richiesta da parte di Forza Italia, per bocca del consigliere Lorusso che ha chiesto di far intervenire in commissione i tecnici che intervennero allora. Richiesta sostenuta anche dall’assessore Carù, che è compagno di partito di Lorusso: «Visto che la commissione deve chiarire quel che è stato fatto in passato, anche da chi ci ha preceduto, sarebbe opportuno sentire i tecnici che si sono succeduti nel tempo». Insomma: il caso della Moriggia rischia di trasformarsi nuovamente in terreno di scontro sulle scelte di gestione di Amsc.

Quanto al futuro, occorre aspettare.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 18 Aprile 2018
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