Frodi fiscali e fatture false, rinviato a giudizio Castiglioni
Insieme a lui anche i figli Davide e Claudio Maria. Fissata la data della prima udienza: il 6 dicembre
Decine società coinvolte e 1,2 miliardi di euro di imposte inevase fra il 2007 e il 2013: è l’inchiesta della Guardia di Finanza “Golden Lake” partita quattro anni fa con l’intento di far luce su di una maxi frode fiscale con al centro un nome eccellente dell’imprenditoria varesina: Giancarlo Castiglioni.
Inchiesta oramai conclusa, e con la procura che ha chiesto il rinvio a giudizio. E su questo, nel primo pomeriggio di giovedì, in camera di consiglio si è tenuta l’udienza dove il giudice dell’udienza preliminare ha deciso per processare gran parte degli imputati.
Il processo comincerà il prossimo 6 dicembre: tra i nomi che compariranno in udienza, figurano Gianfranco Castiglioni, i figli Claudio Maria e Davide.
Alcuni dei reati che figuravano nei capi d’imputazione risultano prescritti. Diverse sarebbero le posizioni “stralciate” dal processo, tra esse due imputati sono stati giudicati, in un caso con pena applicata su richiesta delle parti, e nell’altro con rito abbreviato, quest’ultimo condannato a due anni e 8 mesi di reclusione.
L’attività investigativa delle Fiamme Gialle si sviluppò attraverso numerose perquisizioni locali che permisero di sequestrare corposa documentazione contabile ed extracontabile, sia cartacea che informatica.
La principale frode consisteva, secondo i militari, nel dare vita ad operazioni tra le società del Gruppo facente capo a Castiglioni in modo da permettere, ad alcune di esse, di ottenere milionari crediti IVA da chiedere a rimborso o da utilizzare in compensazione per il pagamento di oneri previdenziali ed altri tributi.
Il nome dell’inchiesta “golden lake” deriva ad un particolare programma informatico utilizzato per le operazioni che consentirono, secondo la ricostruzione delle fiamme gialle, di realizzare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Un “gioco” di società su cui il processo cercherà di fare piena luce, sempre che l’incombere della prescrizione non renda vano il lavoro degli inquirenti.
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