Oltre le Formiche: Michele Mozzati scrittore fa il bis, ispirandosi a Hopper
E' stato da poco pubblicato “Silenzi e stanze” il suo secondo libro di racconti che ha un punto di partenza originalissimo: la visione dei quadri di Hopper. L'autore ci racconta come è nato

C’è molto oltre le Formiche nella poetica di Michele Mozzati, “la metà” di Gino e Michele. All’autore, l’umorista, l’imprenditore di Smemoranda, va aggiunta infatti anche una carriera di scrittore “che non ti aspetti: è stato da poco pubblicato infatti il suo secondo libro di racconti che ha un punto di partenza originalissimo: la visione dei quadri di Hopper.
Pubblicato da Skira editore, il libro “Silenzi e stanze. Altre storie da Edward Hopper” segue di un anno la sua opera prima, “Luce con muri. Storie da Edward Hopper”, e non si trova niente di ciò che ci si aspetta: si scopre, al contrario, un Michele Mozzati del tutto inedito.
«I quadri di Hopper danno lo stimolo a raccontare storie – spiega Mozzati – Ad esempio, se guardo la sua celeberrima casa con un terrazzo, a me vengon in mente i terrazzi della mia vita, legati spesso a degli amori: ho legato la mia vita e il mio percorso a una serie di terrazzi, e a lungo ho invidiato i terrazzi degli altri. Così, l’ispirazione davanti a Second story sun light (questo il nome del quadro, ndr ) è stata automatica».

Questo è il punto di partenza del libro, dove non si deve cercare umorismo e bisogna togliersi ogni preconcetto. «Sai qual è il problema? – risponde – E che io ho sempre scritto cosi. Le persone si misurano anche della loro capacità di avere diverse facce a seconda dei momenti della vita e della giornata. Ho sempre cercato di essere tante cose: anche la persona piu pirla del mondo, poi subito dopo essere una persona seria, profonda a mio modo, o nostalgica. Non occorre essere sempre dei tromboni noiosissimi o dei coglioni totali: esistono degli aspetti diversi nelle stesse persone. E questo, per me, è uno».
Di certo, il lavoro ha avuto lusinghieri riscontri in vendite e critica: «Il fatto che Skira, casa editrice per palati fini, abbia scelto me mi ha onorato». Scelta confermata anche nella seconda edizione, arrivata cosi presto, poi: «Sì, è uno di libri che per loro era andato bene: ha avuto soprattutto delle critiche molto belle, che mi sono conservato».
Ma come definire Hopper, e che importanza ha per l’ispirazione altrui? «“Luce con muri”, “Silenzi e stanze”: se metti insieme le 4 parole dei titoli dei mei due libri c’è concentrato tutto Hopper, che considero il realista più astratto che ci sia – spiega Michele Mozzati – Anche i registi amano tantissimo i suoi quadri: “Quando vedi un quadro di Hopper ti domandi cosa è successo un attimo prima e cosa succederà un minuto dopo, come in un fermo immagine” disse Wim Wenders di lui. E quando vedi persone dipinte da lui, sembra sempre che guardino oltre una finestra e ti fanno sempre domandare “cosa cazzo ci sarà fuori da quella finestra?”».
Il secondo libro è stato un’occasione per conoscere meglio anche l’Hopper uomo: «Mentre scrivevo il secondo libro ho incominciato a conoscere meglio anche la biografia di Hopper, tanto che poi nel libro ho aggiunto una prefazione, quasi un racconto, che lo spiega. Una persona pazzesca: si è innamorato della moglie ad un suo corso di pittura, era una dilettante e lui l’ha considerata sempre tale e come tale voleva farla rimanere. Non gli ha permesso di prendere la patente perché sennò gli avrebbe “rubato i paesaggi”, per dire. Una prova del fatto che bisogna sempre scindere l’opera dalla persona, cosa che di questi tempi sarebbe utile».
«Però, per quanto riguarda Hopper, pur essendo – e vivendolo io – come la persona più lontana da me nella sua vita di rapporti umani ufficiali e di sociopolitica, lo considero un genio assoluto delle emozioni trasmesse. E quindi lo vivo come parte di me – conclude Mozzati – Forse Hopper è quello che non ho voluto essere, per fortuna, ma anche quello che avrei voluto essere: la capacità di fermarsi, di sospendersi, di interpretare la luce (e il suo opposto, le sue penombre) di accettare, condividere, imporsi, gustarsi i silenzi. E forse anche di amare, a modo suo. Perchè ognuno in fondo ha un suo modo di amare, anche il peggiore modo ai nostri occhi magari per lui (e per lei) non lo era».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
lenny54 su Il Pd di Gallarate attacca Cassani: "Paladino della macchina propagandistica programmata dal governo Netanyahu"
bianca1977 su Varese si prepara a dire addio alla piscina di via Copelli: al suo posto si valuta un impianto per la pallavolo
Fabrizio Tamborini su Elly Schlein a Varese: “È una vergogna che prosegua l’occupazione di Gaza, e il silenzio del governo Italiano è complicità”
Felice su Latitante 20enne arrestato a Saronno dai Carabinieri: era evaso dai domiciliari
PaoloFilterfree su Brutale pestaggio in centro a Varese. La testimonianza di un cittadino
Felice su Sabato è il giorno di Va Live Pal: musica, arte e impegno civile ai Giardini Estensi di Varese
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.