“Il Decreto Sicurezza non otterrà l’effetto sperato”

Parla il presidente della cooperativa Intrecci che gestisce un centro di accoglienza a Casa Onesimo: "Le persone saranno allo sbando. Se l’obbiettivo del decreto è quello della sicurezza, si rischia il risultato opposto"

profughi richiedenti asilo casa onesimo

Il Decreto Sicurezza appena varato dal governo nazionale ha creato tanto scalpore così come tanta confusione a livello di gestione della “questione migranti”. Per farci spiegare quali sono le possibili ricadute concrete che potrebbero registrarsi a livello nazionale e provinciale abbiamo incontrato il presidente della Cooperativa Intrecci, Mario Salis, che sgestisce anche lo Sprar di Casa Onesimo a Busto Arsizio (ve ne avevamo parlato qui).

«Siamo preoccupati, quasi un quarto di chi oggi può godere di un aiuto vedrà annullata la possibilità di fare un percorso coerente e solido che permetta un inserimento sociale armonioso. È un peccato perché il circuito degli Sprar (sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) è forte di 15 anni di lavoro silenzioso, nel quale in tanti hanno trovato la propria strada. Tutto questo sarà vanificato: nei capitolati di appalto usciti in questi giorni per esempio l’insegnamento della lingua italiana è passato in secondo piano, cosa che è inconcepibile se si pensa che i centri hanno come primo obbiettivo quello di dare degli strumenti alle persone per poter recitare un ruolo di integrazione attiva».

A farne le spese è anche l’esperienza e la rete di accoglienza che in questi anni si è creata in Provincia, il raccordo tra enti locali ed una responsabilità condivisa con gli enti del terzo settore. «Le persone saranno allo sbando in mezzo alla strada, spinte verso i circuiti di micro-criminalità. Se l’obbiettivo del Decreto è quello della sicurezza, ai nostri occhi di osservatori impegnati in prima linea sembra totalmente l’opposto, perché si va a creare una situazione che anche dal punto di vista dell’ordine pubblico sarà di difficile gestione». Il sentimento predominante è quello di una preoccupazione montante, perché viene meno la volontà di accompagnare in un percorso strutturato le situazioni che via via si presenteranno mentre dall’Ispi arriva la notizia che per rimpatriare tutti i clandestini attualmente in Italia serviranno 101 anni.

«Si rischia un’accoglienza superficiale dalla quale si raccoglie poco, per far quadrare i conti a scapito delle persone”. La Cooperativa Intrecci è responsabile, a Busto Arsizio, di Casa Onesimo, un modello di accoglienza diffusa che tramite l’autogestione della vita comune, corsi di italiano e tirocini in aziende porta avanti percorsi nei quali le persone vengono indirizzate verso un cammino di autonomia. “Noi teniamo duro nel limite del possibile, continuando la nostra visione di “piccola palestra di vita” che ha dato riscontri positivi. Poi si vedrà che piega prendereanno gli eventi».

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Pubblicato il 21 Dicembre 2018
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