Gli studenti ricordano la Giornata della Memoria
Un messaggio dalla Senatrice Liliana Segre e la consegna delle medaglie d'onore: stamattina il ricordo delle vittime della Shoah in un incontro dedicato agli studenti
Testimonianze e letture per ricordare le vittime della Shoah. Questa mattina, venerdì 25 gennaio, la Sala Montanari ha accolto alcuni degli studenti delle scuole varesine per un incontro dedicato alla Giornata della Memoria.
«Ci è sembrato indispensabile che questo appuntamento fosse rivolta a voi, agli studenti della città – ha spiegato il Prefetto Enrico Ricci -. Conoscere quello che è successo nel nostro passato è importante: abbiamo subito le Leggi Razziali e poi le deportazioni, un pagina buia della nostra storia sulla quale riflettere, anche per fare in modo che eventi come quelli non accadano più».
In apertura dell’evento, organizzato dall’amministrazione comunale e dall’ufficio scolastico territoriale di Varese, l’intervento del dirigente Claudio Merletti e poi del Sindaco Davide Galimberti: «E’ importante sapere di cosa è stata capace l’umanità, non essere indifferenti rispetto a ciò che è accaduto e ciò che accade ancora oggi quando ci troviamo davanti a fenomeno di imbruttimento sociale che ricordano quel periodo. Non bisogna girare la faccia dall’altra parte».
Una mattinata importante che ha visto anche la lettura di un intervento della senatrice a vita Liliana Segre dedicata agli studenti varesini, oltre alla proiezione di una sua testimonianza. Infine, sono state le parole della Signora Lilli Pesaro ad emozionare gli studenti. Sfuggita alla Shoah, Lilli Pesaro è nata a Marsiglia nel 1938 da genitori italiani e dal 1943 al 1945 visse nascosta in una casa con altri undici parenti ebrei per sfuggire alle persecuzioni. La sua è una storia di testimonianza importante che ha ricordato la crudeltà e la paura vissuta in quegli anni.
In conclusione si è tenuta la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore. Insigniti il signor Enea Centemeri di Gallarate: non ancora diciassettenne venne fermato durante un rastrellamento e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. I figli Ermanno e Fausto hanno invece ritirato la medaglia d’onore del padre Luigi Martinoli nato a Bedero Valcuvia e fatto prigioniero dai tedeschi e liberato dalle truppe americane. Era invece di Busto Arsizio, Enrico Venegoni, l’uomo fatto prigioniero nel ’43 e deportato in un campo di concentramento; per lui ha ritirato la medaglia d’onore il figlio Giancarlo: «Era un uomo energico che non aveva mai paura. Mi raccontava sempre di aver visto la morte in faccia ma la speranza di tornare a casa l’aveva aiutato a sopravvivere».
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