Lo smartphone non è un ciuccio digitale
Pediatri e psicologi concordano: se il bambino piange non bisogna calmarlo mettendolo davanti a uno scermo. Altrimenti impara a congelare le sue emozioni, non a gestirle

Il bimbo piange, e i genitori per calmarlo lo mettono davanti a un video. Accade continuamente al ristorante, in treno, nelle sale d’aspetto, al supermercato: ovunque. Accade perché funziona, nel senso che davvero i bambini davanti allo schermo smettono immediatamente di urlare, di agitarsi o di disperarsi.
Alzi la mano chi non lo ha mai fatto o che quanto meno non abbia mai sentito la tentazione di farlo. Magari per stanzhezza, o mentre era impegnato in altre faccende o per non sentirsi mal giudicato dalle altre persone presenti. Eppure su questo punto medici pediatri e pedagogisti sono tutti d’accordo: non va bene.
Smartphone e tablet non possono essere usati come “ciucciotti elettronici”, scrive Alberto Pellai (psicoterapeuta dell’età evolutiva), mentre la Società italiana di pediatria giudica non opportuno proporre ai bambini dispositivi digitali prima dei due anni e comunque invita i genitori a non utilizzare mai il telefonino per per calmare o distrarre i bambini, durante i pasti o prima di andare a dormire.
Il problema, secondo gli esperti che si occupano del benessere dei bambini, sta nel rischio di alimentare in questo modo una dinamica di dipendenza. Perché sì, apparentemente il bimbo davanti allo schermo sembra aver placato il suo disagio, ma in realtà semplicemente se ne dissocia. Ed è molto diverso. Calmandosi davanti allo schermo il bambino impara a non sentire più ciò che ci accade dentro, mentre il ruolo dell’adulto è insegnare al bambino a risolvere (non negare) il suo disagio emotivo, attraverso le relazioni con gli atri. Che nei primissimi anni sono la mamma e il papà e poi gli educatori i maestri, gli amici. Nel confronto con l’altro fatto di parole, di sguardi e di contatto il bambino impara a riconoscere e a gestire le proprie emozioni e il proprio disagio.
“È vero che uno schermo in un istante blocca le iperattivazioni emotive, ma non le risolve, le congela”, scrive Pellai in un articolo pubblicato dalla rivista Family healt – Come genitori, educatori e adulti responsabili dovremmo sapere che quando un bambino è agitato, l’ultima cosa che gli serve per tranquillizzarsi è avere uno schermo davanti agli occhi”.
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