Sinti, i leghisti fanno quadrato intorno a Cassani
La notizia che gli sfrattati di via Lazzaretto andranno negli alloggi d'emergenza del Comune ha creato molte polemiche. In consiglio comunale si fanno vedere i leghisti della zona
Quasi speculare (ma con metodo diverso) alla contestazione da parte degli anarchici, al sindaco Cassani arriva ora anche la manifestazione di sostegno, in consiglio comunale a Gallarate. A far quadrato intorno al primo cittadino sono venuti diversi militanti leghisti della Circoscrizione 5 della Lega, quella che riunisce i circoli del Gallaratese e del Sommese.
Manifestazione silenziosa, in consiglio comunale, solo appena rimbrottata dal presidente del Consiglio Donato Lozito, che ha ricordato i limiti imposti al pubblico dell’assemblea civica (nella foto: i leghisti con il sindaco e l’assessore Rech, prima del consiglio).
Nella giornata di mercoledì 30 gennaio molto clamore ha sollevato la notizia che cinque famiglie sinti, sgomberate per decisione dell’amministrazione da via Lazzaretto, finiranno negli alloggi d’emergenza del Comune. L’opposizione – il Pd, ma anche la sinistra non rappresentata in consiglio – ha sottolineato che questo esito era in parte prevedibile e che lo sgombero finisce a rendere più pesante l’emergenza abitativa a Gallarate, perché le famiglie sgomberate hanno appunto finito per occupare gli alloggi d’emergenza, togliendo posto ad altri. Una dinamica che – sui social – ha scatenato appunto anche le ire (spesso rivolte contro i sinti) di alcuni gallaratesi e le critiche di altri all’amministrazione.
Inevitabile dunque che la questione fosse “piatto forte” anche in consiglio comunale. Giovanni Pignataro, capogruppo Pd, ha ribadito le ragioni in consiglio comunale: «I gallaratesi, tutti, pagano lo sgombero voluto dal sindaco come propaganda personale». Pignataro ha anche contestato la campagna fatta sui sinti: «Ce li hanno mostrati come persone che vivevano in lussuose ville con piscina, la realtà non era quella». A lui hanno risposto il leghisti Evelin Calderara e Stefano Deligios: «Noi non governiamo, altri hanno ignorato per dieci anni la situazione» ha detto Deligios. Che ha anche contestato: «Il Pd dimentica di dire che cinque famiglie sono andate in alloggi d’emergenza, ma le famiglie erano venticinque», segnalando appunto che altre sono rimaste fuori (alcune famiglie sono comunque in graduatoria, ma con un punteggio più basso, insufficiente per avere la casa).
Sempre nella fase iniziale del consiglio c’è stato anche un question time del Pd su un’altra battaglia del sindaco, quella contro i centri di accoglienza. Il Pd ha chiesto conto dei costi sostenuti dal Comune, condannato davanti al tribunale di Milano. Cassani ha spiegato che sono stati spesi «18.709,27 euro» tra spese e risarcimenti, ha sottolineato polemicamente che la somma è «il 6% dell’azione di quello che abbiamo speso per Real Estate»(per la vicenda del Seprio Park). Il sindaco ha confermato la rinuncia all’appello: ritirato «a fronte della soccombenza di Lodi (per la vicenda della mensa negata agli stranieri, ndr), visto l’orientamento del tribunale, si è scelto di non ricorrere più». Cassani ha anche polemizzato con Naga, Asgi e Avvocati per nulla, «associazioni specializzate a fare ricorsi e che neanche conoscono le persone coinvolte» La consigliera Pd Zambon ha rimarcato che «sono associazioni che tutelano diritti diffusi» e ha criticato la pervicacia di Cassani nel difendere la ordinanza poi bocciata dal Tar e condannata dal tribunale di Milano: «Ci chiediamo perché si è deciso di andare fino in fondo: i sindaci della provincia di Varese che avevano fatto ordinanze simili l’hanno ritirata tutti, sapevano a cosa andavano incontro…»
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