I sinti rimasti senza casa manifestano sotto il municipio
Nuovo presidio delle famiglie davanti alla sede del Comune, per ricordare la situazione di disagio in cui si trovano dopo lo sgombero del campo. Alla vigilia del Giorno della Memoria si parla di "deportazione della comunità"
È stato un presidio tranquillo, per far vedere alla città che esistono ancora e che la loro situazione non si è risolta: i sinti di Gallarate sono tornati a protestare davanti al municipio. Una manifestazione che si attendeva molto partecipata e che per questo è stata guardata a vista da un imponente schieramento di Polizia di Stato, carabinieri e Polizia Locale, anche se poi il numero di persone in piazza è stato inferiore a quanto preventivato.
«Ci vergognamo di essere di Gallarate, se Gallarate è questa. Ma sappiamo che c’è anche una città solidale a cui questo non piace» hanno scandito gli attivisti che hanno parlato al microfono in piazza. Accanto alle famiglie sinti c’erano esponenti della sinistra cittadina tra cui l’ex assessore Cinzia Colombo, volontari che per anni hanno seguito il progetto solidale al vecchio campo di via Lazzaretto, alcuni attivisti venuti anche da fuori, l’attivista rom Dijana Pavlovic, l’avvocato Pietro Romano che è il legale delle famiglie (pro bono) e che nel tempo si è dimostrato importante per gestire i momenti di tensione. “No alla deportazione della comunità sinti” il messaggio dello striscione più grande esposto.
Sprezzante il commento del sindaco Andrea Cassani, affidato ai social: «Avevano annunciato la presenza di 300/400 manifestanti e invece oggi in piazza ci sono una ventina di sinti gallaratesi, una decina di nomadi che arrivano da fuori città, una decina di comunisti, una decina di soggetti dei centri sociali e qualche azzeccagarbugli».
Molti dei cartelli innalzati chiedevano umanità e tracciavano un parallelo storico, alla vigilia del Giorno della Memoria. Le famiglie allontanate dal campo di Gallarate denunciano la loro situazione precaria: una famiglia è in casa popolare, altre potrebbero accedere a breve ad alloggi d’emergenza, altre sono ospitate da parenti (con disagi, dicono, dati anche dal fatto che i nuclei famigliari sono spesso numerosi), altri ancora vivono in camper, appoggiandosi presso amici o alla Casa di Francesco per la doccia o i servizi igienici.
I presenti erano una cinquantina, più o meno altrettanti gli uomini in divisa, anche della Polizia Locale (tra l’altro intorno alle 14 un incidente stradale ha reso molto difficile il traffico a Cascinetta). Va detto che, dopo le proteste del 31 dicembre scorso, la Polizia Locale è spesso di presidio proprio davanti al municipio con una pattuglia.
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giusto così, a titolo informativo.
ma le persone che vivevano nel campo cosa fanno nella vita ?
dove lavorano ?
Perchè invece di pretendere e protestare, non si danno da fare per dimostrare la loro buona volontà nel cambiare. Coi diritti si hanno anche i doveri!