Traffico internazionale di cuccioli, 7 arresti

A Rimini la polizia ha sgominato una banda dedita al traffico di cuccioli. Falsificavano passaporti e pedigree, rivendendo gli animali per migliaia di euro

Acquistavano cuccioli di cane, prevalentemente di razza bulldog francese e barboncino toy, nella Repubblica Slovacca, pagandoli pochi euro, e poi li rivendevano in Italia per cifre comprese tra 1.000 e 1.800 euro. Al termine dell’operazione “Luxury dog” sette persone sono state arrestate dalla Polizia di frontiera di Rimini con l’accusa di maltrattamento e traffico illegale di animali, truffa e falsificazione di documenti relativi alle vaccinazioni; cinque di loro sono finite in carcere e due ai domiciliari. Eseguite anche 13 perquisizioni nei confronti di ulteriori 6 persone, residenti in varie città italiane.

Sequestrati passaporti per animali da compagnia ancora da compilare, falsi pedigree da immettere sul mercato, microchip pronti per essere inoculati ai piccoli cuccioli, farmaci ad uso veterinario. Sono stati inoltre scoperti due canili abusivi, uno presso la città slovacca di Nitra e uno nel napoletano dove 33 cuccioli venivano allevati in condizioni igieniche pessime. L’attività investigativa, disposta nel febbraio dello scorso anno dal Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini, ha portato al sequestro di circa cento cuccioli e ha fatto luce su un’organizzazione criminale che, grazie alla compravendita di migliaia di animali, ha guadagnato oltre un milione di euro.

Gli investigatori hanno accertato che un cittadino italiano, assieme alla moglie slovacca e al figlio, provvedeva all’acquisto dei cuccioli presso allevamenti abusivi gestiti da contadini locali o mercati settimanali dedicati alla vendita degli animali. Per rendere più appetibili i cuccioli l’organizzazione produceva falsi pedigree riferibili ad una associazione non riconosciuta quale organismo legittimato al rilascio dei pedigree, che in Italia è prerogativa dell’Ente nazionale cinofilia italiana (Enci).

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Gli animali venivano importati quando ancora non avevano raggiunto i tre mesi e 21 giorni previsti dalla normativa; tale limite è legato al tempo necessario affinché il vaccino contro la rabbia, obbligatorio, faccia il suo effetto. Per fare questo alteravano le date di nascita sui passaporti e registravano vaccinazioni mai effettuate. Venivano anche utilizzati microchip reperiti sul mercato asiatico e inoculati sui cuccioli da personale non veterinario. A causa dei maltrattamenti subiti in tenerissima età, molto spesso i cuccioli decedevano dopo pochi giorni dalla consegna.

Durante l’attività investigativa sono stati documentati decine di episodi di importazione illegale di cuccioli, che hanno portato al sequestro di circa 30 passaporti falsi e 100 cani che inizialmente sono stati dati in custodia ai canili territorialmente competenti, e poi affidati a famiglie che si sono rese disponibili. Individuato anche un uomo incaricato di produrre false attestazioni di genealogia e fittizie certificazioni di riconoscimento di razza che venivano spacciate per pedigree.

L’operazione è stata condotta in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale di Polizia – Sirene, di due team EnFAST (Rete europea delle unità ricerche attive latitanti), delle Squadre mobili di Milano, Alessandria, Bergamo, Savona, Napoli, delle Guardie ecozoofile di “Fare ambiente” e di 30 poliziotti della Repubblica Slovacca.

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Pubblicato il 07 Febbraio 2019
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