Cassani revoca le deleghe a Petrone. Il Pgt? “Tutto sospeso”
Il sindaco di Gallarate studia le carte e per ora si limita a revocare l'incarico all'assessore finito in carcere. Attaccano le opposizioni: "Ora il sindaco deve dimettersi"
Uno stringato no comment, ma due certezze: la revoca dell’assessore all’urbanistica e lo stop (almeno per ora) alla Variante al Pgt.
È la linea del sindaco di Gallarate Andrea Cassani, a poche ore dall’applicazione dell’ordinanza che ha visto finire in carcere l’assessore Alessandro Petrone, il “mullah” Nino Caianiello e due imprenditori gallaratesi. «Al momento non commento» dice Cassani, che sta leggendo attentamente l’ordinanza. Che peraltro in un passaggio cita gli “ostacoli frapposti” dal sindaco a una operazione del gruppo di Caianiello, ma all’opposto ricostruisce anche l’operazione del Pgt su via Mazzini, inserita nella Variante votata dalla maggioranza (esclusi i “ferraziani”, usciti dall’aula).
E l’assessore Petrone? «Ho protocollato nel primo pomeriggio la revoca delle deleghe a Petrone» conferma Cassani. E invece la Variante al Pgt, al centro di almeno due diversi episodi finiti nell’ordinanza, che fine farà? «Per ora è tutto sospeso, è tutto in discussione» dice il primo cittadino di Gallarate. Per poi lasciarsi sfuggire una valutazione più netta: «A questo punto penso si fermerà tutto».
Nel frattempo, dal fronte delle opposizioni – che solo sabato avevano sollevato rilievi al Pgt – arriva invece una richiesta più drastica, le dimissioni dello stesso Cassani. Sulla base di una dichiarazione del sindaco: «Se l’indagine avesse riguardato gli uffici o qualche provvedimento amministrativo del Comune di Gallarate, probabilmente questa sera avreste assistito alle dimissioni del sindaco Cassani». L’indagine era quella a carico di Danilo Rivolta e dell’allora assessore all’urbanistica Orietta Liccati. Era il maggio del 2017, quattro mesi dopo fu nominato assessore Petrone.
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