Nel litigio parte un colpo di fiocina
I fatti a San Fermo sei anni fa. L’uomo rischia una condanna per minaccia aggravata

Pulp Fiction? No, San Fermo, Varese, quando sei anni fa in un bisticcio un po’ troppo sentito da uno dei giovanotti coinvolti saltò fuori una fiocina, di quelle che si usano per la pesca subacquea. Un fucile d’arma bianca, che in quell’occasione “sparò”.
Questa mattina in tribunale a Varese è andata in scena la ricostruzione parziale di quei fatti, di quanto avvenuto nel 2013 in via Tarvisio.
Una lite che aveva un prologo, come spesso accade.
L’imputato, un uomo classe 1967, la sera prima venne visto da alcune persone litigare con una donna. Il giorno seguente il gruppetto di amici, fra cui due fratelli di vent’anni più giovani gli chiesero conto del suo comportamento. «Perché non te la prendi con noi?».
Detto, fatto. L’uomo sale in casa e scende armato del fucile subacqueo: un’arma di per sé offensiva per la pesca che diventa tuttavia micidiale se usata “a secco”, senza, cioè l’attrito prodotto dall’acqua.
Il fucile, secondo quanto ricostruito in aula, venne prima puntato alla gola di uno dei due fratelli che poi riuscì a divincolarsi e scappare seguito dall’uomo armato.
Ed è qui, durante questa corsa che il dardo venne sparato, fortunatamente senza colpire nessuno.
Probabile che il dito abbia premuto involontariamente il meccanismo di lancio durante una “scivolata” per via del momento concitato determinato dalla rincorsa. Ma di fatto ci fu l’uscita della fiocina. Venne chiamata la pubblica sicurezza, arrivata dopo lo svolgersi dei fatti, per i quali oggi i reati contestati al possessore dell’arma sono minaccia aggravata e porto ingiustificato di armi.
La prossima udienza è stata fissata per la metà di novembre.
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