Il vero erede di Obama è il maoista Trump

"Apocalypse Trump" (Ares) scritto da Stefano Graziosi, esperto di politica estera, spiega l'ascesa del tycoon alla Casa Bianca. «Come Giulio Andreotti Trump pratica la politica dei due forni»

Avarie

«Il vero erede di Obama è Trump». Sembra quasi una provocazione quella di Stefano Graziosi, autore di “Apocalypse Trump“, libro pubblicato da Ares, casa editrice vicina all’Opus Dei. Sembra, appunto, ma non lo è. «Trump – continua Graziosi – ha ereditato dall’obamismo il substrato, la linea generale all’interno della quale collocare i suoi interventi».

Il libro di Graziosi, esperto di politica estera che ha seguito per “Il Sole 24ore” le primarie del 2016, è stato presentato al Caffé Zamberletti da Mauro della Porta Raffo profondo conoscitore del sistema elettorale americano. «Questo libro va letto – ha detto il saggista – perché spiega quello che allora nessuno si aspettava, ovvero la vittoria di Trump contro Hillary Clinton. Tutti pensavano che quella candidatura fosse solo un modo per rilanciare il suo brand».

“Apocalypse Trump”, con la prefazione di Ferruccio De Bortoli, non fa la semplice cronaca dell’ascesa del tycoon alla Casa Bianca, ma analizza le cause di una vittoria inaspettata. Già Giorgio Arfaras, economista del Centro Studi Einaudi, qui a Varese disse che il successo di Trump non nascondeva complotti e misteri ma era da ricercare nel mutamento delle condizioni della classe media americana. «Le cause – conferma Graziosi – sono economiche, sociali e politiche. Il brodo di cultura dove nasce e si sviluppa questo fenomeno non lo ha creato lui che, peraltro, già nel Duemila si era candidato senza arrivare da nessuna parte. Trump non è un fungo spuntato dal nulla».

Il presidente americano è stato votato dagli operai, a cui il protezionismo piace molto, e da tutti quelli che sono contro l’interventismo degli Usa all’estero. E naturalmente è stato snobbato dagli intellettuali, anche da quelli repubblicani, e dagli artisti. Non, però, da Clint Eastwood. «Trump è un maoista – continua Graziosi – Non parla mai del partito repubblicano bensì del “nostro movimento” che ha scalato il partito e ama tenere tutti sulla corda».

A sua volta deve tener conto del congresso e soprattutto dei big repubblicani che sono i suoi veri avversari. «Alcuni provvedimenti di Trump hanno un’impronta democratica e sono considerati di sinistra – sottolinea l’autore –  come per esempio quello sul commercio. È un keynesiano convinto che ha riformulato le tesi di destra e di sinistra»

Trump sarebbe, dunque, una sorta di Giano bifronte. Al netto degli slogan e delle battute nella sua politica c’è poca ideologia e molto pragmatismo, una linea molto simile a quella che praticava in Italia il divo Giulio, al secolo Andreotti. «Il presidente americano predilige la politica dei due forni – conclude Graziosi – Lo abbiamo visto nella riforma fiscale: se voleva tradurre in legge gli atti del governo, doveva scendere a patti e così ha fatto. Trump è il vero centrista della politica americana».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 11 Maggio 2019
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