Il Calcio Varese morirà di lunedì
Come previsto, all'orizzonte non ci sono "salvatori dell'ultim'ora". Lo ha ammesso anche il presidente Benecchi: se non troverà 200mila euro in pochi giorni, i biancorossi non si iscriveranno

La mezza sorpresa è che, sì, effettivamente, Claudio Benecchi ci ha messo ancora una volta la faccia, presentandosi ieri sera al cancello – serrato – del “Franco Ossola” per parlare con gli ultras (che avevano convocato la riunione) e con gli altri tifosi del Varese accorsi a sentire quello che ancora ha da dire il proprietario del club (foto in alto). La non sorpresa, invece, sta nei contenuti: «Se entro lunedì non troveremo 200mila euro, il Varese non si iscriverà al campionato», ha detto l’unico dirigente rimasto in sella e pure inibito dalla giustizia sportiva.
Duecentomila euro – badate bene – utili solo a iscriversi (alla quota dovuta si aggiungono i tanti soldi da pagare per le vertenze perse con gli ex tesserati): a quelli andrebbero poi aggiunti i quattrini per fare la squadra e lo staff e gestire l’ordinaria amministrazione o le – polverizzate – giovanili… Nulla di nuovo sotto il cielo della Città Giardino, come prevedibile e come previsto, specie alla luce dell’assurda richiesta avanzata dallo stesso Benecchi di un incontro serale a Palazzo Estense, con gli uffici comunali a rispondere “picche” anche per via dei 15mila euro – almeno – dovuti dalla squadra di calcio alle casse pubbliche.
E così, vada per lo stadio dove, lo ripetiamo, Benecchi ha ancora una volta avuto almeno il merito (l’unico?) di parlare di persona della situazione, pure davanti a una platea sì civile ma di certo non felice di ascoltare certe dichiarazioni. Accompagnato da Mariella Meucci, un tempo impegnata nell’hockey cittadino (a un certo punto provò a coinvolgere Stefano Tacconi, già reduce dal naufragio del Varese dei Turri, a entrare nella società giallonera…) e da qualche tempo vicina al presidente biancorosso nel tentativo di rianimare la squadra di calcio, Benecchi ha ammesso quel che era evidente da mesi: il Varese è quasi morto.
L’attuale proprietario, che non è esente da colpe, è però soltanto correo di quanto sta accadendo: tutti i suoi predecessori sono altrettanto colpevoli, perché da anni questa società non ha avuto pace. È difficile anche per noi addetti ai lavori ricordare tutti quegli attori che si sono alternati alla guida del Varese, vera o presunta: situazioni che hanno tolto serietà all’ambiente, serenità ai tesserati, sonno ai fornitori, salute ai tifosi (nel senso che, in molti, ci hanno rimesso il fegato). A questo punto, si arriverà davvero all’anno zero, quello senza pallone a Masnago e in città, al netto ovviamente delle società minori e giovanili che proseguiranno la propria attività, e che naturalmente non centrano con lo sfascio del – chiamiamolo così – Vero Varese.
Di solito, in casi come questi, si dice almeno «è stato bello finché è durato». Stavolta no, non è stato nemmeno bello.
Palazzo Estense sbarrato per Benecchi: va in scena un’altra pantomima
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