Le selve castanili: scacco a spaccio e incendi in una mossa
Un progetto per far tornare il bosco come un tempo: poche foglie a terra e grande cura dei versanti, per controllare maglio un patrimonio ancora sconosciuto
Dell’idea di realizzare delle grandi aree cuscinetto nella parte bassa della montagna in grado di fermare le fiamme in caso di incendio (una sorta di “tagliafuoco” diffusa), se ne parlò a conti fatti dopo il grande rogo del Campo dei Fiori del 2017, che si mangiò centinaia di ettari con danni quasi irreparabili.
Le recenti inchieste della magistratura grazie al lavoro dei carabinieri sullo spaccio nei boschi – per il quale sono in discussione processi proprio in questi giorni anche legati al reato di incendio colposo – hanno poi messo in risalto la presenza come in una via lattea di una miriade di postazioni dove cocaina ed eroina vengono vendute di continuo proprio ai margini delle strade provinciali, o poche decine di metri, appena nel fitto del bosco (una di queste è la località Ca dì Asen, a Brinzio dove da secoli abitano castagni di una bellezza monumentale).
Due piaghe aperte. Due esigenze legate ad un più stretto controllo del territorio.
Ecco allora che l’ipotesi di realizzate un progetto per il recupero delle selve castanili nel Parco campo dei Fiori cade a fagiolo.
L’idea è arrivata dal Consorzio Castanicoltori di Brinzio, Orino e Castello Cabiaglio che raccoglie attorno a sé oltre trenta soci, tutti proprietari di castagni nel territorio del Parco e al suo limitare. In totale il consorzio, che si è costituito nella forma della cooperativa agricola nel 2009, tutela circa trenta ettari di selve castanili, buona parte recuperate, alcune in corso d’opera e altre che attendono il momento adatto per essere riportate al loro splendore.
Perché le selve castanili sono un vero gioiello paesaggistico e uno strumento utilissimo per la difesa del territorio, ma anche uno scrigno di biodiversità, un habitat di pregio citato anche dall’Unione Europea. Lo sa bene anche il Parco Campo dei Fiori che infatti fin da prima della nascita del Consorzio porta avanti un percorso di valorizzazione e tutela di questo patrimonio. Percorso sul quale ha trovato nei Castanicoltori nuovi alleati appassionati e capaci di valorizzare di nuovo uno dei prodotti caratteristici di questi luoghi.
Proprio il recupero di alcune selve castanili è uno dei temi che il Parco sta sviluppando, assieme al Consorzio Castanicoltori, all’interno di un progetto finanziato da Fondazione Cariplo per il miglioramento della biodiversità nella rete ecologica. Un’ulteriore testimonianza di come questi ambienti siano un tassello fondamentale anche per la tutela di un ambiente già splendido come quello del Parco Regionale.
Dal bosco alla selva, dalla selva alle piante e dalle piante, naturalmente ai frutti. Le castagne che anche quest’anno tornano protagoniste dell’autunno tra innumerevoli sagre, castagnate, feste di paese: dalle scuole alle proloco, dai gruppi di amici alle associazioni non si può fare a meno di caldarroste in questi giorni. Castagne che sembravano in pericolo qualche anno fa con l’arrivo del Cinipide galligeno del castagno, ma che grazie alla lotta biologica (anche in questo caso il Consorzio ha dato una mano sul territorio) è ormai un problema risolto e i boschi sono tornati ricchi di questo prezioso frutto.
«Tutto finalizzato al recupero di ulteriori selve castanili, per aumentarne numero e ampiezza, così come i benefici che ne derivano. Senza dimenticare che nelle selve, proprio per il grande lavoro necessario a recuperarle e mantenerle, la raccolta è vietata. Prendere i frutti lì sarebbe come rubare le mele in un meleto curato e coltivato da un appassionato agricoltore. Oggi le selve sono ancora poche rispetto all’estensione dei nostri boschi di castagno, ma è bene fare attenzione, affinché se ne favorisca la diffusione», spiegano dal Consorzio.
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