Al posto dell’ospedale di Gallarate, ambulatori e un “quartiere solidale”
Prosegue il progetto dell'ospedale unico. E il Pd Gallarate avanza la sua proposta per il riutilizzo dell'area dell'attuale, incentrata su due funzioni in particolare. "La nostra è l'unica proposta presentata"
Il progetto dell’ospedale unico va avanti, ma intanto non c’è ancora un’idea chiara su cosa fare delle aree degli attuali presìdi sanitari di Gallarate e Busto. Il Pd gallaratese una sua idea ce l’ha e l’ha messa nero su bianco, da presentare in Regione in vista dei prossimi step del progetto.
«Questa è la nostra proposta e oggi è l’unica che conosciamo» dice Margherita Silvestrini, consigliera Pd, già assessore al sociale. «Il Comune non può abdicare al suo ruolo: deve presentarsi con una proposta».
Qual è la proposta dei dem? Silvestrini, affiancata dal segretario di circolo Davide Ferrari, parla di «due linee d’intervento»: quella della funzione sanitaria e quella di un nuovo quartiere.
E dunque, da un lato «riutilizzare il Trotti Marino, la struttura di più recente costruzione, per installare un PreSST, un Presidio Socio Sanitario Territoriale, ovviamente da concordare con la Regione. Questo, insieme alla Rsa Bellora e ai servizi socio-sanitari da mantenere nell’edificio dell’ospedale del Boito, costituirebbe una “città della salute”.
Ma accanto a questa «continuità di funzioni ospedaliere» si pensa anche – dice il segretario Pd Davide Ferrari a «residenze speciali e nuovi funzioni di servizio, un quartiere solidale». Che aiuti l’inclusione e la protezione sociale delle diverse generazioni. “Alloggi confortevoli, economicamente vantaggiosi e sicuri dove anche chi è fragile può trovare, in sinergia con gli insediamenti occupati dai servizi socio-sanitari presenti, risposte on demand a seconda del proprio grado di autonomia” si legge nel documento che sarà presentato in Regione. “Un quartiere dove le diverse generazioni trovino sicurezza, protezione e benessere grazie allo sviluppo di servizi, facilitazioni, supporti, relazioni che rendano socialmente più ricca la comunità e più facile la vita alle persone fragili”.
Traduzione più piana: residenze per anziani con alcuni servizi condivisi (ci sono già esempi del privato attivi o avviati) e case per giovani coppie, con prezzi più accessibili e integrate da servizi. «Questo contribuirebbe anche a contrastare lo spopolamento del centro urbano» specifica Silvestrini. «Oggi chi abita in centro ha una certa età, mentre le giovani coppie vanno ad abitare fuori da centro città».
Il Pd vede nell’ospedale attuale una occasione per «una rigenerazione più ampia che coinvolga aree dismesse», a cominciare da quelle più vicine, come la ex Cantoni e lo stesso isolato che comprende i parcheggi dell’ospedale, in parte da recuperare (ci sono, ad esempio, i vecchi edifici del macello, occupati abusivamente fino a poche settimane fa e ora abbandonati)
Il progetto -di massima – presentato dai dem prevede il recupero di buona parte del parcheggio di via Pastori come nuova area verde. Così come prevalentemente a verde si immagina la grande area dentro all’isolato dell’ospedale, che si potrebbe ottenere demolendo il padiglione (quello del pronto soccorso) che oggi divide i due cortili del Sant’Antonio Abate.
Ferrari richiama alla necessità di una «azione diretta del Comune come capacità di indirizzare l’azione urbanistica in ottica più generale, a differenza di quanto abbiamo visto emergere in questi mesi» (riferimento alla Variante al Pgt, ritirata in fretta e furia quando si è scoperto che era inquinata da tangenti e pressioni).
Il Pd fa pressione in vista del prossimo incontro del “comitato di pilotaggio” in Regione, fissato al 20 novembre, «di cui abbiamo saputo solo due giorni fa in consiglio». Anche per questo – in una settimana molto animata per altre notizie legate all’inchiesta Mensa dei Poveri – il Pd ha voluto comunque anticipare la sua proposta. Con l’idea che il Comune possa ancora dire la sua e dare un indirizzo per il destino delle aree nel cuore della città: «L’accordo di programma passa per un voto in consiglio comunale» dice il capogruppo dem Giovanni Pignataro. «Non è vero, come dice il sindaco, che non si tocca palla su questa vicenda». In alternativa, si rischia di trovarsi di fronte al fatto compiuto, con scelte calate dall’alto da Palazzo Lombardia.
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