Incidenti domestici e atti di autolesionismo: le emergenze del Trauma Center durante il lockdown
Il centro dell'ospedale di Varese, diventato uno dei tre di riferimento regionale, ha curato 147 traumi maggiori o politraumi

147 traumi gestiti in tre mesi all’ospedale di Circolo di Varese. L’attività del trauma center, uno dei tre punti di riferimento regionali, ha continuato ad offrire assistenza nei mesi di emergenza coronavirus.
Il Trauma Team coordinato dal dottor Giuliano Zocchi e composto dall’anestesista rianimatore, dal medico del pronto soccorso, da un chirurgo, due infermieri e un OSS ha assicurato una risposta immediata ed efficace al paziente colpito da traumi maggiori o politraumi proveniente da un terzo della regione. Nel periodo emergenziale infatti i trauma center sono stati ridotti da sei a tre e fra questi vi è quello dell’Ospedale di Circolo.
Per garantire l’operatività in poche ore sono state apportate importanti trasformazioni anche logistiche degli spazi dedicati all’accoglienza dei traumi maggiori. L’Emergengy Room del Pronto Soccorso che disponeva di 5 posti con ventilatore e di una camera isolata a pressione negativa è stata dedicata ai casi sospetti Covid+ ed al trattamento delle insufficienze respiratorie quindi si è dovuta creare dal nulla una sala dedicata, che è stata chiamata Sala Rossa, con 4 posti letto e tutte le attrezzature impiantistiche e strumentali adatte alla stabilizzazione dei pazienti critici.
Nel contempo la Terapia SubIntensiva ampliava i propri posti letto da 8 a 10 ed estendeva competenze e personale cambiando anche il nome in Terapia Intensiva Polivalente (TIP). Pur essendo in periodo di lock down, quindi con una netta diminuzione dei traumi stradali e lavorativi, l’incremento del territorio di copertura ha portato ad un flusso pressochè invariato di pazienti con una prevalenza per i traumi domestici e gli effetti di gesti di autolesionismo.
Il numero globale di ricoverati in terapia intensiva nel periodo di emergenza è stato di 158 pazienti di cui 31 a seguito di traumi maggiori (contro i 30 del 2019) mentre è leggermente diminuito il numero globale di ricoverati per traumi (da 335 a 273).
«Si è trattato di uno sforzo enorme – sottolinea il dottor Zocchi – che ha comportato il richiamo di personale dalle sedi periferiche, la rimodulazione dei reparti, la ricerca del perfetto coordinamento con il 118. Infatti ad ogni allerta occorre capire in pochi secondi il tipo di problematica e coordinare la presenza degli specialisti necessari, un lavoro di squadra che non può lasciare margini di errore. Questo periodo di straordinaria intensità – conclude Zocchi – ha costruito relazioni forti tra tutto il personale e ci ha fornito preziosi suggerimenti per il trattamento dei pazienti politraumatici anche in futuro».
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