Scola, una tassa che si paga volentieri. Douglas, datti una mossa
L'argentino fatica in difesa ma resta il migliore in campo. Jakovics alla riscossa, piace De Nicolao. Dietro la lavagna la guardia USA e Ruzzier, mentre Andersson è una causa persa

MORSE 5 – Contro i muscoli, la cattiveria (agonistica) e l’esperienza di Gamble e Hunter, stavolta per “Tonino” c’è poco da fare se non prendere appunti e provare a mettere qualcosa di nuovo nel proprio bagaglio sportivo. La partita si perde altrove, lui non riesce a dare contributi particolari.
SCOLA 7 (IL MIGLIORE) – La tassa sul lusso che si paga in difesa per avere Scola in campo, tutto sommato è un balzello accettabile perché il Generale rimane eccellente, a tratti favoloso, quando ci si trasferisce nell’altra metà campo. Replica a Gamble con diversi canestri di gran classe, prova a tracciare la via, però non può reggere da solo il peso dell’attacco, nonostante spalle larghissime. MVP per noi, ma anche per i lettori della #direttaVN
DE NICOLAO 6,5 – Siamo così blasfemi se invochiamo più minuti per Denik a scapito di Ruzzier? Perché ci pare che Giovanni sappia dare una frizzantezza in più al gioco che, con il compagno di reparto, sembra più prevedibile. Punge in difesa su sua maestà Teodosic, peccato per quella tripla – libero – sbagliata in piena rimonta. Però bravo.
JAKOVICS 7 – Sprofondato con qualche prova decisamente negativa in tempi recenti, Ingus risale in una delle occasioni per lui più complicate, quella in cui dovrebbe fare da cane da guardia a Teodosic. Ingus non lo ferma, ma del resto è in buona compagnia: come lui, tutte le difese d’Europa da 15 anni a questa parte. Piace la reazione del lettone quando è lui ad avere la palla in mano: 13 punti, un paio di triploni compreso quello del -5, la faccia giusta, quella dell’anno scorso.
RUZZIER 5 – Mezz’ora di gioco con appena un paio di guizzi in attacco, come al solito. E come al solito questo modo di gestire la squadra diventa un problema, perché il suo scarico a un compagno è una cosa che la difesa avversaria dà ormai per scontata. Certo, ci mette diligenza e attenzione, con 4 assist giunti a destinazione, però la sensazione è che non vada oltre il compitino. E se poi arriva anche una prova tutt’altro che ermetica in difesa, la sua pagella va giù come un sasso nel Lago Maggiore. -16 di plus-minus, giusto per completare l’opera.
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ANDERSSON 4,5 – “Mamma mia”, cantavano gli svedesi Abba. “Mamma mia” esclamiamo a un certo punto, quando il tiro dall’angolo del nordico va lungo di 30 centimetri. “Mamma mia” avrà imprecato pure lui nel leggere le critiche della genitrice a Bulleri. Il coach questa volta lo lascia in campo 16′: lui esplode una bella tripla in avvio e stop. Evitiamo di girare il coltello nella piaga descrivendo un paio di tagli a canestro di Ricci che il povero Denzel capirà domani.
STRAUTINS 6,5 – Cifre discrete, impatto più che sufficiente, qualche errore di troppo – al tiro e nella gestione – accompagnato però dalla sensazione che al povero Arturs gli arbitri non concedano nulla. Non che i grigi abbiano deciso la partita, per carità, ma un minimo di tutela verso un giovane che prende pallone e coraggio per sfidare le difese forse ci vorrebbe. Solito fighter a rimbalzo, lo perdoniamo per un paio di dabbenaggini nel finale.
FERRERO 6 – Andamento classico della partita del capitano. Subentra a “Mamma mia Andersson”, si fa subito notare con una tripla, un blitz, una presenza, poi fatica a dare continuità al buon impatto. Resta sul parquet con dignità, senza riuscire a cambiare la storia. Ma non può essere colpevole per questo.
DOUGLAS 4,5 (IL PEGGIORE) – Sì, il peggiore, nonostante Andersson, perché tocca a lui aiutare la squadra a risalire e se stesso a giocare meglio. Ha lo stipendio, l’esperienza e le qualità per giocare a un livello ben superiore a quello mostrato nelle ultime due partite, e il fatto di essere più play che guardia non può essere una attenuante. Mezza partita con la sindrome di Ruzzier (la passa, anche bene, ma non tira quasi mai), mezza con l’idea – sbagliata – che prima o poi trovi una giocata decisiva. Troppo, troppo poco.
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