Filmstudio’90, trent’anni di cinema in controtendenza
Il 5 dicembre l'associazione varesina da sempre impegnata nella promozione del cinema di qualità festeggia l'importante traguardo e lancia una campagna di raccolta fondi
Dalla sua saletta da cento posti ha trasmesso pellicole provenienti da tutto il mondo, i grandi classici, i cartoni animati giapponesi, anteprime nazionali e tanto altro. Le sue poltrone rosse hanno ospitato registi, incontri, serate a tema.
Filmstudio 90 il 5 dicembre compie trent’anni e ancora oggi è un punto di riferimento per la città. Nata negli anni dell’esplosione dell‘home video e dei popcorn fatti in casa, l’associazione è sempre andata in controtendenza, distinguendosi nel panorama culturale per le sue proposte meno pop, ma certamente di qualità.
Filmstudio 90 nasce da un gruppo di giovani appassionati per il cinema. «Alla fine degli anni ’80, a Varese, esistevano sette sale ma solo il Mignon proponeva una rassegna d’essai. Quando ha chiuso, abbiamo deciso di farla noi», racconta Giulio Rossini, colonna portante dell’associazione e presidente. «Volevamo rispondere ad un bisogno che sentivamo e promuovere il cinema come un prodotto culturale. A Milano esisteva l’Obraz che per noi è stato un esempio da seguire».
L’obbiettivo da allora è sempre stato portato avanti e Filmstudio 90 può vantare di avere formato la cultura cinematografica di diverse generazioni. «Questo non significa proporre film noiosi, piuttosto permettere al pubblico di vivere l’esperienza che solo una sala cinematografica ti può dare», continua Rossini.
Dalla prima proiezione ai Giardini Estensi, i giovani fondatori trovano quindi la sala di Via De Cristoforis, ancora oggi cuore dell’associazione. Nel 2006 prendono in gestione anche il Cinema Teatro Nuovo di Viale dei Mille dove propongono al pubblico anche concerti e spettacoli teatrali.
«Abbiamo sempre coccolato il nostro pubblico, pensando ad una offerta mirata. Inoltre, abbiamo sempre collaborato con realtà e associazioni del territorio, stringendo legami reali e proponendo anche rassegne in grado di affrontare temi sociali e d’attualità (“Un posto nel mondo”, “Di terra e di cielo” ndr)», continua Rossini. La sala come luogo di incontro e di condivisione: «Restiamo un’associazione proprio perchè permette una democraticità e un processo partecipativo che altrimenti non sarebbe possibile».
La festa dei trent’anni sarebbe stata l’occasione per celebrare l’importante traguardo e per conoscere i giovani membri volontari dell’associazione, coloro che negli ultimi anni e durante il lockdown hanno proposto attività e iniziative. «La pandemia non ci permette di vederci, ma non abbandoniamo i nostri spettatori e chiediamo che non ci abbandonino».
È proprio ora infatti, che l’associazione si trova ad affrante una nuova grande sfida. Dopo esser sopravvissuta all’arrivo della tv on demand e allo streaming, ora chiede aiuto per affrontare questo periodo di grossa difficoltà e nei prossimi giorni aprirà una campagna di raccolta fondi.
«Le spese da affrontare sono tante e questa primavera abbiamo anche fatto dei lavori di restauro importanti», spiega Gabriele Ciglia, una delle nuove leve del cinema. «L’emergenza sanitaria ci sta danneggiando e speriamo che una volta che questo periodo sia passato, gli spettatori non si siano disabituati ad andare al cinema», continua Rossini.
Intanto, non si perde la voglia di fare. I festeggiamenti saranno virtuali, con sorprese sulla pagina Facebook e il lancio di un concorso fotografico. Prossimamente, inoltre, inoltre verrà pubblicato un libro sulle due sale “indie” di Varese mentre Alessandro Leone sta realizzando un documentario che ne ripercorre la storia.
(foto di repertorio)
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