Due prevosti di Varese per l’ultimo saluto a Giovanni Pierantozzi

Oltre al prevosto attuale, monsignor Luigi Panighetti, a concelebrare la funzione c’era infatti anche monsignor Gilberto Donnini, che l’ha preceduto in quest’impegno

funerale pierantozzi varese

Alla funzione che ha dato l’ultimo saluto a Giovanni Pierantozzi, scomparso a causa del Covid a 87 anni, nella giornata di domenica 18, c’erano due monsignori: ma ancor più, due prevosti di Varese.

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Oltre al prevosto attuale, monsignor Luigi Panighetti, a concelebrare la funzione c’era infatti anche monsignor Gilberto Donnini, che l’ha preceduto in quest’impegno.

Due sacerdoti che conoscevano bene il magistrato, e che ne hanno tratteggiato con amicizia e attenzione il suo profilo: «Salutiamo l’uomo capace di tante belle relazioni, amico leale, persona dai tanti interessi, appassionato sportivo – ha detto monsignor Luigi Panighetti nell’omelia – Ma anche il Giovanni magistrato e procuratore: uomo nel quale le doti umane si sono declinate insieme all impegnativa professione al servizio della società. Una professione delicata e spesso sensibile, che vuole integrità ed equilibrio, perché non coinvolge la vita di una persona ma un intero tessuto sociale».

«Noi non siamo qui solo per fare le condoglianze al figlio Francesco e ad Antonia, o a quelli che non possono materialmente essere qui – ha continuato monsignor Panighetti – Siamo qui anche per ricordare un passaggio doloroso ma pieno di luce, quello della morte, che una malattia impietosa e crudele ci continua a ricordare in questi mesi. Siamo però ancora nel tempo della Pasqua che ci ricorda continuamente la morte, ma anche la Risurrezione».

BASILICA DI SAN VITTORE PIENA, MA NEL RISPETTO TOTALE DELLE REGOLE ANTICOVID

Della società varesina, erano in molti  a dare l’ultimo saluto a Giovanni Pierantozzi, genovese, che ha scelto come destinazione di magistrato  e di vita Varese, perchè «Si ricordava una gita che aveva fatto qui, in una di quelle giornate bellissime come questa, con il monte Rosa sullo sfondo, e ha pensato che, tra le destinazioni che poteva scegliere, questa era la più bella» ha spiegato suo figlio Francesco.

Dal sindaco Davide Galimberti, che si è presentato con la cravatta del rugby Varese in onore della passione del padre e del figlio, ora presidente della squadra, al presidente del consiglio comunale Stefano Malerba, che presidente della squadra è stato prima di lui.

Ma molti altri ce n’erano, nascosti dalle mascherine: la basilica di san Vittore era ordinatamente piena grazie anche a un sistema di accoglienza accurato, con volontari che indicavano i posti vuoti e vegliavano sul rispetto delle regole. E il discorso finale del figlio Francesco ne ha spiegato chiaramente i motivi. Dopo di lui, ha parlato anche il consigliere anziano dell’ordine degli avvocati di Varese: «E’ un onore per me essere stata scelta, come consigliere anziano per salutare per l’ultima volta il presidente Pierantozzi. Presidente, noi lo chiamavamo cosi e gli davamo sempre del lei: io ho avuto modo di conoscerlo negli anni 70: a noi giovani avvocati affascinava e un pò preoccupavano il suo atteggiamento un po’  burbero e dai modi forti. Ma non ha mai avuto preclusioni con nessuno e sapeva, soprattutto, valutare le persone. E’ stato un onore per me poter dargli del tu, negli ultimi anni di professione».

“MIO PAPA’, GRANDE SPORTIVO, E’ GIÀ SOPRAVVISSUTO A UNA MORTE”

Ma al centro della funzione, e dell’ultimo saluto al magistrato, c’è stato il discorso del figlio, che ne ha voluto ricordare i tratti, raccontando «Mio papà è già sopravvissuto a una morte: la morte civile, quella che colpisce gli alti funzionari dello stato quando vanno in pensione: improvvisamente tutti scompaiono, non sei più nessuno – Ha raccontato Francesco – Invece questa chiesa piena di amici e di affetto dimostra che non è così, a tanti anni di distanza da quando se n’è andato da Varese, visto che ha lavorato fino a 75 anni ma a Trento. Papà ha avuto la fortuna di fare il lavoro che amava, anche se ha sono stati tanti i momenti difficili in famiglia proprio per il lavoro che faceva. Negli anni del terrorismo, ricordo mamma che metteva stracci bagnati alle porte perchè non ci bruciassero la casa, o i momenti in cui ci si doveva muovere solo con la scorta».

Di se stesso dice: «Ho una inutile laurea in legge, perchè sentivo di dovergli qualcosa» ma del papà ricorda la «Passione per il calcio giocato, con la squadra di avvocati e magistrati che avevano messo in piedi: una squadra di scarponi, permettetemi di dirlo. Ma anche la sua cocciuta passione per il Genoa, per il ciclismo: era un tifoso di Bartali e della famiglia Moser. E poi il basket… quella passione per la Pallacanestro Varese e quel rapporto speciale con Pozzecco che piangeva come un bambino (e gli si incrina la voce) quando l’ha saputo».

Importante però anche l’appello che, in nome e in memoria di papà, Francesco ha rivolto dal pulpito, alle istituzioni amiche di suo padre: «Fate di tutto per vaccinare la gente, ricordatevi di papà».

Ai funerali di Giovanni Pierantozzi, l’appello del figlio Francesco: “fate di tutto per vaccinare le persone, in memoria di mio padre”

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Aprile 2021
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