Ai funerali di Giovanni Pierantozzi, l’appello del figlio Francesco: “fate di tutto per vaccinare le persone, in memoria di mio padre”
Il figlio di Giovanni Pierantozzi, per molti anni Procuratore della Repubblica di Varese, si rivolge agli amministratori che hanno avuto attestati di stima per lui "Fate di tutto, pensate a papà"
Sembrava un funerale come gli altri.
L’ultimo saluto a una persona illustre di Varese con i due monsignori concelebranti, le autorità, i rappresentanti delle professioni vicine a quelle che lui ha rappresentato: avvocati, giudici, forze di polizia. Ma quello di Giovanni Pierantozzi non era affatto un funerale come gli altri.
E se a farlo sospettare, malgrado la chiesa piena – per quanto lo ammettessero le norme anticovid, fatte rispettare alla lettera da un sistema di accoglienza accurato – era la mancanza dei parenti, della moglie degli zii o dei cugini. Nella prima panca, riservata a chi più sta vicino al defunto, c’era solo il suo unico figlio Francesco.
Ed è stato proprio Francesco Pierantozzi, una bella carriera di giornalista sportivo Sky, a raccontare perché quel funerale non c’entrava niente con un “normale funerale” e come niente, oggi e in questo periodo tragico, possa essere considerato e trattato come normale.
Nell’ultimo saluto, a funzione conclusa, ha infatti esordito così: «Devo premettere due cose: mia mamma non sa ancora nulla, non so quando glielo dirò e se glielo dirò. È è tornata dall’ospedale è molto fragile, questa cosa va gestita con attenzione – ha spiegato Francesco – La seconda è che non sono stato abbandonato: ho chiesto io al fratello di mio papà e ad altri parenti di non venire, per non trasformare un’occasione di saluto in un’occasione di contagio».
Per la prima volta, dopo tanti funerali, la malattia è stata presa “di petto” dal figlio dell’importante magistrato, e dopo aver raccontato in sua memoria diversi particolari della sua vita – del suo carattere burbero ma buono, della sua passione sportiva, della sua “fortuna di avere fatto il lavoro che più amava” – Francesco Pierantozzi si rivolge a chi gli sta davanti così: «Mi rivolgo a te Davide (Galimberti, ndr), perdonami se ti dò del tu sindaco, e grazie per essere venuto con la cravatta del rugby Varese (e la sua voce si incrina). Ma dico a te, e lo dico anche ad Attilio (Fontana, ndr) presidente della Regione, che non c’è ma ho sentito al telefono, a Giancarlo (Giorgetti, ndr) viceministro, a Maria Chiara (Gadda, ndr) onorevole, ad Alessandro (Alfieri, ndr) senatore, questo: ricordatevi del papà e fate di tutto per vaccinare le persone. Fate di tutto, tutto. Non voglio fare polemica sul perché non sia stato vaccinato: lasciamo perdere, guardiamo avanti. Però fatelo: e dico a quelli che sono negazionisti che se avessero vissuto un solo minuto di quello che la mia famiglia ha passato negli ultimi 40 giorni, ora sarebbero in piazza con un cartello per farsi vaccinare».
Un discorso lungo quasi dieci minuti, ma che l’intero uditorio ha ascoltato con attenzione e commozione, in unione con il dolore della famiglia. E che si è concluso coerentemente: con il meno possibile di convenevoli alla conclusione della funzione. È stato proprio Francesco Pierantozzi, davanti al sagrato, a salutare tutti con una frase semplice ma ferma: «Grazie a tutti per essere venuti, ma adesso andiamo, per non creare assembramenti» e ad andarsene da solo dietro l’auto di papà, diventando un simbolo del dolore di questo periodo.
Due prevosti di Varese per l’ultimo saluto a Giovanni Pierantozzi
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