Chiuso l’ospedale in fiera, torna a “casa” la squadra della Valle Olona
Tre medici e nove infermieri, guidati dal responsabile della neonatologia di Saronno Mirri, hanno lavorato per sei mesi a Milano. Un'esperienza impegnativa ma che lascia un segno molto positivi
Sei mesi impegnativi, lontani da casa, in una struttura allestita in emergenza, per dare le cure a chi era in pericolo di vita. Chiusi i moduli di terapia intensiva di Fiera Milano, anche l’equipe della Valle Olona è rientrata.
Tre medici e nove infermieri si sono messi alle spalle un’esperienza tanto impegnativa quanto stimolante professionalmente: « Torniamo con un prezioso bagaglio di emozioni, sensazioni e impegno – commenta il dottor Giampaolo Mirri, intensivista neonatologo di Saronno – I primi quattro mesi abbiamo lavorato in equipe con la Sette Laghi e la Ovest Milanese sotto la guida del professor Severgnini. Un compito stimolante dove abbiamo trovato una grande sintonia per compensare quelle piccole e grandi carenze che la struttura, al di fuori dell’ospedale, presentava. Si è lavorato fuori da ogni schema, cercando insieme l’approccio efficace così da superare ogni ostacolo».
Sei mesi, per qualcuno sette, lontani da casa, ospitati in stanze d’albergo, catapultati in una routine complessa e faticosa: « Tutte le aziende, più o meno, hanno sostenuto il sacrificio privandosi di proprio personale per sostenere questa grande terapia intensiva, che ha dato un grande supporto alla rete lombarda e alla cura dei pazienti più gravi. Ciò che abbiamo fatto in questi lunghi mesi rimarrà per sempre un valore in termini di relazioni costruite che vanno al di là della collaborazione professionale. Un impegno che non può essere quantificato in termini economici. L’emergenza crea sempre rapporti profondi e questa esperienza conferma questo dato».
Affrontare le difficoltà è stata una routine per medici, infermieri e Oss: « Uno tra i momenti più intensi era quello della telefonata ai parenti. Avevamo il compito di tradurre in termini semplici, situazione a volte davvero complesse. Spero di essere riuscito a trasmettere le giuste emozioni. Quando il prof. Stocchetti del Policlinico ci ha chiesto cosa ne pensassimo di aprire alle visite ai parenti, siamo stati tutti d’accordo. Accoglievamo e accompagnavamo in ogni fase i famigliari che potevano tornare ad avvicinare il proprio congiunto, dopo tanto tempo di lontananza. È stata una grande idea frutto della sensibilità affinata in queste lunghe settimane di telefonate e videochiamate».
Ora il responsabile della neonatologia di Saronno, al momento chiuso, torna al suo ospedale anche se nulla sarà più come prima: « Questa esperienza ci ha profondamente cambiati. Come uomini, prima di tutto, ma anche come sanitari. Ha ridato piena dignità alla nostra missione. Siamo tornati a fare il nostro compito che è quello di curare i pazienti. Oggi il lavoro, in genere, vede anche un’ampia componente di burocrazia e amministrazione. Invece, sin dai primi giorni della pandemia, tutti noi ci siamo impegnati esclusivamente nella nostra missione».
E per il futuro della neonatologia di Saronno: « È un patrimonio che va ripristinato quanto prima. Il frutto di un lungo impegno di professionisti che hanno creato un fondamentale servizio per la collettività. Ora lavoreremo per riportare l’ostetricia e la neonatologia, ma anche la pediatria, a Saronno»
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