La storia dei Savoia, re d’Italia nelle pagine di Denis Mack Smith

Il volume del docente dell’Università di Oxford è una delle più complete biografie comparate  sui sovrani di Casa Savoia

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Lo storico britannico Denis Mack Smith nell’arco della sua lunghissima esistenza è stato uno dei massimi esperti di storia italiana risorgimentale e contemporanea. Egli è diventato, a partire dal 1962, docente presso il prestigioso college “All Souls” dell’Università di Oxford, ed è stato una penna fervidissima, senza per questo essere uno studioso bigotto. Questo volume, che in Italia è stato pubblicato oltre trent’anni fa, è sostanzialmente una biografia collettiva e comparata sui sovrani di Casa Savoia che si sono susseguiti alla guida del paese a partire dalla prima proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861, fino al referendum monarchia-repubblica del giugno 1946.

Non privo di una certa asprezza nei confronti della millenaria dinastia piemontese, il volume dà prova di chiarezza nell’argomentare le ragioni della crisi del sistema monarchico-costituzionale italiano: con la pretesa di voler “regnare e governare” allo stesso tempo, infatti, gli eredi della Real Casa hanno finito per rimanere coinvolti in responsabilità politiche molto gravi, le quali hanno portato prima il paese e poi la dinastia medesima alla completa rovina.

Il primo regnante italiano, Vittorio Emanuele II, era già re di Piemonte, Liguria, Sardegna e Savoia dal 1849, ma nel marzo 1861 divenne sovrano di buona parte della penisola, ad esclusione di Roma e del Veneto. Egli regnò senza cambiare il proprio nome e con modalità insolita in Europa, cioè “per Grazia di Dio e per volontà della Nazione”. Questo corollario al titolo di “Re d’Italia” finirà per divenire un fardello troppo pesante per i suoi figli e nipoti. Ad ogni modo fin da subito egli mostrò di considerare molto male una quota significativa dei suoi sudditi: disprezzava infatti i meridionali, dei quali non comprendeva la lingua. Egli parlava malvolentieri persino l’italiano, preferendo a quest’ultimo il dialetto piemontese o tuttalpiù il francese. Amante della caccia e delle donne, non mancò di dare scandalo con compagnie femminili poco selezionate ed in alcuni casi al limite dei buoni costumi. Noto anche per il suo tenore di vita estremamente dispendioso (con una rendita annua che si misurava in decine di milioni di lire) fu tuttavia il sovrano che attraverso un abile gioco politico con le grandi potenze europee, aggiunse al paese il Veneto e che riuscì a spostare (malvolentieri) la capitale da Torino a Firenze e poi a Roma, sebbene senza il benestare di papa Pio IX.

Umberto I, che gli succedette nel 1878, a parere della Regina Vittoria aveva migliorato le abitudini ed il linguaggio grossolano del padre, ma secondo Mack Smith si meritò presso i sudditi il titolo di “re buono” pur non avendo mai mostrato di essere un buon re né una persona particolarmente buona. Egli fu ad ogni modo il sovrano dell’Epoca Crispina, dominata da un presidente del consiglio autoritario e militarista. Quest’ultima cosa piaceva molto al sovrano, sempre ansioso di aumentare le spese militari. La politica di Crispi contribuì alla stabilizzazione del paese, che era cresciuto molto in fretta ma che aveva al suo interno una serie di contraddizioni e tensioni sociali irrisolte. Dopo aver rischiato di rimanere soffocato dallo scandalo finanziario della Banca Romana, Crispi rimase a galla ancora una volta grazie alla cosiddetta “politica della forza”, nonché grazie al suo impegno militare in Africa orientale, che si rivelerà però alla fine disastroso sia per l’Italia che per il suo futuro politico.

Il più interessante per la storia d’Italia è tuttavia colui che necessita di minori spiegazioni per rappresentare il complessivo fallimento del suo lunghissimo mandato, iniziato nel 1900. Vittorio Emanuele III infatti, il re della cosiddetta Età giolittiana e della vittoria nella Grande Guerra, è stato soprattutto il sovrano che compromise irrimediabilmente la monarchia con il fascismo. Egli rimase del tutto infatuato dalla figura di Benito Mussolini, anche dopo la morte di quest’ultimo e la caduta definitiva della monarchia, a seguito del referendum che destituì suo figlio Umberto II.

Più di tutto gravò ed ancora grava sulla sua vicenda l’approvazione in Italia delle leggi razziali.

Denis Mack Smith
«I Savoia re d’Italia» – pp. 549
Rizzoli Editore – 1990

 

 

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Pubblicato il 02 Giugno 2021
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