“L’Alessandro Gentile che viene a Varese è un uomo più maturo”
Prime parole biancorosse per il nuovo acquisto della Openjobmetis. «Felice di essere qui, mi sono subito sentito coinvolto. Voglio tornare a divertirmi giocando a pallacanestro»
Chi se lo aspettava guascone e sfrontato, come spesso ce lo ricordiamo in campo, è rimasto spiazzato. Nella prima uscita da giocatore di Varese, Alessandro Gentile è apparso all’opposto: calmo, umile, attento a misurare le parole e a raccontare come gli ultimi anni – un po’ travagliati – e il Covid lo abbiano aiutato a cambiare prospettiva. In campo e fuori.
Affiancato da Andrea Conti, nella conferenza stampa di presentazione, Gentile ha spiegato chiaramente che dalla sua esperienza alla Openjobmetis si aspetta prima di tutto di «tornare a giocare a pallacanestro, e a divertirmi a giocare a pallacanestro». Quasi una confessione, davanti ai microfoni, prima di tuffarsi nel mondo biancorosso.
«Sono felice di essere qui a Varese: il mio arrivo è nato in modo semplice e veloce e il fatto che Andrea e Adriano (Conti e Vertemati ndr) siano venuti a casa mia a parlarmi di persona mi ha dato grande motivazione. Mi sono sentito benvoluto, per me è stata una grande dimostrazione, quello di cui avevo bisogno. Voglio ripartire con grande entusiasmo da una piazza storica come Varese: conosco il valore di Vertemati, ho grande fiducia in lui ma anche in questa società e spero di di ripagarla sul campo».
Dal punto di vista fisico – assicura – il covid non ha lasciato problemi: «La malattia mi ha cambiato sotto alcuni aspetti, ma vi assicuro che sotto il profilo atletico non sono mai stato meglio: mi sento in gran forma, mi alleno tutti i giorni. Arriverò al raduno pronto. Gioco da tanti anni, ho fatto esperienze di tanti tipi, alcune positive e altre meno, ma tutte mi hanno insegnato qualcosa. L’Alessandro Gentile che viene a Varese è un uomo più maturo».

E un segno di maturità è anche il respingere – delicatamente – il ruolo di “pietra angolare” della squadra per grazia ricevuta. «Avere un ruolo centrale è per me molto importante: negli ultimi tre anni, per diversi motivi, non ho mai cominciato una stagione con la preparazione estiva e quest’anno lo potrò fare. Però deciderà l’allenatore chi saranno i giocatori chiave: io sono qui per dare il mio contributo, partiremo tutti allo stesso modo».
Membro di una famiglia che fin dagli anni Ottanta è stata protagonista di confronti arroventati – tra il padre Nando, lui stesso e il fratello Stefano – contro Varese, Alessandro manda un messaggio anche ai tifosi biancorossi. «Da avversario ho vissuto tante partite in questo palazzetto, conosco l’ambiente che si respira, è un posto abituato a grandissimi campioni. Ci sono state sfide accese nel passato, spero prima di tutto che la gente possa tornare a rivivere la normalità della partita al palazzetto, e poi mi piacerebbe che i tifosi di Varese utilizzino quella energia che conosco, a favore della squadra e a mio favore».

Infine il doveroso tributo alla maglia azzurra dopo l’impresa olimpica di Belgrado. «È giusto fare i complimenti alla Nazionale: un risultato storico, meritato, arrivato giocando una grandissima pallacanestro. Però non ho rimpianti per non esserci stato, perché in questo periodo post covid, come ho già detto, ho imparato a conoscere tante sfumature della vita che prima non conoscevo. E quindi sono contento del percorso che sto facendo in questo momento. La Nazionale non è un mio obiettivo in questo punto della carriera. Voglio prima di tutto tornare a giocare a pallacanestro ed essere felice in campo».
E poi, sfumate le domande e salutati i dirigenti, c’è tempo per chiedere un pallone, fare canestro da centrocampo (dopo un paio di tentativi) e trascorrere qualche minuto a palleggiare e tirare insieme a due ragazzini presenti al palazzetto. Forse, la strada per il divertimento sotto i tabelloni, è cominciata questa sera.
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