Amore e dedizione, l’ultima tappa del viaggio del progetto #MiFidoDiTe

Marcella Zaccariello ha voluto raccontare le sue sensazioni, con l’ultima tappa di un diario emozionante che siamo felici di aver seguito con entusiasmo fin dal primo momento

Generica 2020

Una serata all’insegna dello sport, della solidarietà, della condivisione, delle cose belle. È stata una festa, un pieno di emozioni, nel pieno rispetto delle norme anti Covid, in un posto magico come la Reggia di Venaria Reale. Il circuito Italian Open Water Tour organizzato dall’Asd I Glaciali del presidente Marcello Amirante ha vissuto la sua ultima tappa con le premiazioni e una serie di eventi collegati sabato 11 dicembre.

Generica 2020

Presenti campioni del mondo del nuoto, Alessandro Miressi e Simone Ruffini su tutti, ma anche tanti interessati al progetto benefico collegato al circuito di nuoto in acque libere, il progetto #Mifidodite, una maratona a nuoto di 42 km in SETTE (SEI, causa annullamento della gara di Ischia) tappe, a sostegno della ricerca: Alessandro Mennella, ragazzo genovese affetto dalla Sindrome di Usher (una malattia rara che si manifesta con sordità alla nascita e una progressiva perdita della vista) e Marcella Zaccariello di Rare Partners, una azienda milanese senza scopo di lucro che si occupa dal 2010 di supportare lo sviluppo di nuove terapie nel campo delle malattie rare utilizzando risorse finanziarie non profit hanno nuotato legati l’uno all’altra, coscia a coscia, da una corda lunga solo 50 centimetri e da una fiducia totale.

L’asta finale realizzata grazie a oggetti e cimeli sportivi donati da tantissimi atleti di tutte le discipline e gli sport è stata un successo, per chi volesse informazioni e aggiornamenti può scrivere a italianopenwatertour@gmail.com.

Non solo l’asta, ma anche una mostra fotografica, L’occhio di Ale, che racconta da vicino emozioni e immagini vissute da Alessandro prima, durante e dopo le tappe della sua impresa.

Generica 2020

Marcella Zaccariello ha voluto raccontare così le sue sensazioni, con l’ultima tappa di un diario emozionante che siamo felici di aver seguito con entusiasmo fin dal primo momento:

Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile” Ryszard Kapuscinski

#MiFidoDiTe è stato un viaggio.
Abbiamo preso aerei, treni, navi. Abbiamo preparato e disfatto valige, programmato, gustato, scoperto. Ci siamo emozionati.
Ho amato questo viaggio. La parola “amare” non deve però trarre in inganno.

Immaginiamo un ombrello. Ogni spicchio è fondamentale per dare forma e significato.
Questo mio ombrello, che chiamo amore, è il risultato di tante emozioni, anche molto contrastanti tra loro: gioia, rabbia, rassegnazione, mancanza, tolleranza, fiducia, ansia, apprensione, calma, commozione, entusiasmo, paura, frustrazione, gratitudine, rispetto, tristezza e così via. Ci siamo capiti? Allora procediamo.
A staccare il biglietto per farmi partire sono stati loro: Ger e Sofia. Senza di loro non sarei partita e neppure arrivata. Capaci come nessuno di amarmi e accettare in questo viaggio la mia presenza “fisica” ma l’assenza “mentale”. Loro il mio più grande amore.

Come in tutti i grandi viaggi c’è stato un Tour Operator, sì Cello mi piace pensarti così.
Una presenza importante in tutti i sensi. Ho amato anche te e le nostre milioni di ore al telefono (abbiamo passato più ore a telefono io e lui nell’ultimo anno che i migliori call center della piazza!!). Tu non lo sai ma per togliermi la dipendenza alle tue telefonate dovrai continuare a chiamarmi riducendo piano piano le dosi!!!

Come non amare lo staff!! Sempre sorridenti e pronti ad amare ogni piccola mania di questa comunità di nuotatori. Un amore che si è rivelato forte nelle “assenze”, sfido chiunque a non aver provato la mancanza dell’occhio vigile di Valerio nel mare di Baratti o l’abbraccio di Maurizio all’arrivo o Franco con le sue infradito ad Ischia e anche stasera.

Nelle grandi avventure non mancano gli sponsor, ma noi siamo più fortunati perché abbiamo avuto al nostro fianco dei veri e propri Compagni di Viaggio. Vi amo e vi ho amato tantissimo. Non era scontato avervi con noi. Sono riuscita ad accettare e ad amare anche le milioni di mail che ho inviato senza ricevere risposta o i “blablabla bel progetto ma NO GRAZIE”.

Come non amare i compagni di viaggio? No non mi riferisco a lui (di lui parlerò dopo) parlo di tutti coloro che hanno viaggiato con noi; c’è chi si è seduto accanto, chi due o tre file prima o dopo, chi ha fatto tutto il viaggio o chi è sceso prima o salito dopo. Chi continuerà a camminare con noi e chi no. Ho amato i sorrisi, gli abbracci, le strette di mano, le pacche sulla spalla e gli sguardi di chi ci ha osservato da lontano o guardato da vicino.

La raccolta fondi, l’amore più tormentato. Capace di passare dalle sfumature più sottili ai colori più netti. Ho amato chi ha donato, chi ha ridonato e anche chi non l’ha fatto.
Semplice? No. Una raccolta fondi, soprattutto quando ci metti la faccia, è come una gara che affronti al massimo della forma: hai motivazione e aspettative altissime. Ma noi nuotatori sappiamo che ogni gara, soprattutto in acque libere, è un’incognita e bisogna accettare che quell’asticella possa subìre degli spostamenti. Abbiamo raggiunto l’obiettivo di raccolta? Sì. Potevamo raccogliere di più? Certo. Adesso sapete cos’è la Sindrome di
Usher? Credo proprio di sì.

E vogliamo parlare dei giornalisti? Avrebbero potuto bloccarmi, bannarmi o denunciarmi per stalking e invece no, hanno amato il progetto. Hanno scritto e scritto e ancora scritto di questo viaggio. Era scontato? No.

E ora, come dicono quelli che masticano l’inglese, last but not the least, lui, il mio compagno di viaggio. Senza di lui il progetto non sarebbe mai esistito, e su questo siamo tutti d’accordo no? Ci siamo amati tantissimo in questo viaggio. Abbiamo fatto nostre le debolezze di entrambi e fatto tesoro dei punti di forza che solo insieme prendevano forma.

Abbiamo vissuto ogni spicchio di quell’ombrello. #MiFidoDiTe è un’impresa sportiva e solidale diciamo sempre, ma alla fine di questo viaggio, mi sento di aggiungere anche personale, dove nulla era scontato. Abbiamo sempre riso al pensiero che alla fine ci saremmo potuti “prendere a testate” ma abbiamo accettato la sfida con entusiasmo e una buona dose di pazzia. Siamo stati “la guida” di entrambi. Non sono mai uscita dall’acqua pensando “mai più”, ho sempre trovato in quel tuo sorriso la conferma di questo viaggio, un viaggio da dedicare alla ricerca sulla Sindrome di Usher, questa terribile malattia che ogni giorno affronti con coraggio e fiducia.

Lo rifarei? Assolutamente SÌ.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Dicembre 2021
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