Il silenzio di Paitoni durante l’interrogatorio di convalida del fermo in carcere a Varese
L’uomo si è limitato a declinare le sue generalità su consiglio del difensore Stefano Bruno. “Per ora gli ho dato assistenza sul piano umano“

Si è avvalso della facoltà di non rispondere dinanzi al giudice per le indagini preliminari Giuseppe Battarino, e di fronte al pubblico ministero Luca Petrucci che nella tarda mattinata di oggi hanno varcato la soglia del carcere dei Miogni di Varese dove Davide Paitoni è rinchiuso da domenica con l’accusa di aver assassinato il figlio Daniele di 7 anni e di aver tentato di uccidere la moglie, da cui si stava separando.
I due vocali di Paitoni, oggi la convalida del fermo per i fatti di Morazzone e Gazzada
Il consiglio di non parlare è stato dato all’indagato dal suo legale, Stefano Bruno, che sta lavorando sul fronte umano più che processuale: «Per il momento ho fatto solo una cosa che non mi compete, cioè assistere una persona in difficoltà dal punto di vista umano. Paitoni non è lucido, non è nelle condizioni di rispondere, gli ho consigliato di non dire nulla. In questo momento c’è da tutelare la sua incolumità», spiega l’avvocato.
Di fronte al giudice, Paitoni si è limitato dunque a declinare le sue generalità, niente di più.
Ora la decisione, scontata, legata alla convalida del fermo di indiziato di delitto e dell’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, attesa per il pomeriggio.
«Avremo molto tempo per la difesa», ha concluso l’avvocato Bruno, «del resto non sono ancora neppure riuscito a confrontarmi con Paitoni sul fatto».
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