Angoscia e solidarietà: gli ucraini in municipio a Gallarate
Sabato mattina la dichiarazione del consiglio comunale condanna l'invasione. Le donne e le famiglie ucraine portano la loro voce. Si preparano le iniziative di sostegno ai rifugiati
«La guerra in Ucraina c’è da otto anni. Ma non abbiamo mai pensato che andassero così lontano». Alla è una giovane donna ucraina, parla nell’atrio del municipio di Gallarate, dove i cittadini ucraini hanno portato la loro angoscia e la loro richiesta di aiuto.
L’occasione è la presa di posizione unitaria decisa dai capigruppo del consiglio comunale. Una iniziativa nata nella giornata di venerdì dal presidente del Consiglio Giuseppe De Bernardi Martignoni e da Giovanni Pignataro e che ha visto tutti concordi.
«Non ci sono simboli di partito: qui oggi c’è una sola bandiera, quella ucraina» ha sottolineato Martignoni, indicando il vessillo azzurro-giallo confezionato in poche ore. Il presidente del «un atto che va a ledere la sovranità nazionale di un Paese» «I fatti sono precipitati in poco tempo, ma ci sembrava significativo creare un momento di concreta vicinanza» ha aggiunto Pignataro, come ribadito anche da Cesare Coppe.«Vogliamo farvi sentire vicine le istituzioni democratiche di questa città».
Massimo Gnocchi ha voluto portare la sua «solidarietà anche a un pezzo del popolo russo che sta dicendo che la guerra è sbagliata», Luigi Galluppi invece ha definito Putin «ultimo frutto avvelenato del comunismo sovietico» e ha detto che è anche «il momento delle domande» sull’atteggiamento verso Putin.
Germano Dall’Igna ha ricordato la «mozione Fdi per sollecitare un intervento italiano», Stefano Deligios ha voluto rimarcare che non c’è «nessuna giustificazione» di fronte all’invasione. Politicamente la più dura è stata Sonia Serati che ha detto che «il mondo è diviso non tra sinistra e destra, ma tra paesi liberal-democratici e paesi sovranisti illiberali» e che «l’Unione Europea deve intervenire, deve mostrare i muscoli».
“Poveri ragazzi che muoiono senza motivo”
Il consigliere Michele Aspesi ha chiesto di ascoltare la voce delle persone ucraine presenti. Donne soprattutto. Una ventina, solo una parte di quelle residenti a Gallarate. «siamo tutti madri, siamo venuti qui per i nostri figli, lavoriamo sodo» ha esordito Oksana, che portava la bandiera con il “tridente” dell’Ucraina ricostituita dopo la Prima Guerra Mondiale.
Il tono di voce tradisce l’angoscia di «vedere poveri ragazzi che muoiono senza motivo». «Sono cresciuti insieme a quelli russi, studiavano insieme, ora si devono sparare addosso».
La paura risuona anche nel racconto di Alla, delle famiglie rifugiate nei tunnel della metropolitana. È un appello anche all’accoglienza dei rifugiati (già 100mila in Polonia), perché gli uomini sappiano «che le loro famiglie sono al sicuro».
L’appello alla solidarietà è stato accolto. Il consiglio pensa a iniziative specifiche, il sindaco Cassani ha accolto la richiesta sull’accoglienza di rifugiati , dicendosi «disponibile per capire come il Comune possa dare una mano» (cogliendo poi l’occasione per contrapporre polemicamente gli ucraini ai «tanti stranieri arrivati in Italia vengono definiti profughi anche se non lo sono»).
La solidarietà di Gallarate si mette in moto
In generale c’è anche l’idea di valutare la ridefinizione di capitoli di spesa per assistere le famiglie ucraine. Al di là della politica comunque ci sono anche altre iniziative sparse: domenica la comunità cattolica s’incontrerà con quella greco-cattolica ucraina che da qualche mese celebra la propria messa a Sciarè.
La rete di solidarietà delle associazioni (Acli, Exodus, Croce Rossa, Caritas) sta preparando una raccolta solidale, sulle urgenze immediate. La Banca del Tempo ha avviato una raccolta per l’associazione italo-ucraina Anna Sofia.
A Gallarate invece non ci sono state manifestazioni pubbliche. In questi giorni anche alcune associazioni e partiti hanno partecipato alle manifestazioni a Varese e Milano.
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Solidarietà al popolo Ucraino che sta subendo l’invasione del proprio territorio da parte di un pazzo furioso e dei suoi oligarchi. Non ho mai avuto alcuna simpatia per il comunismo in generale e tanto meno per il comunismo staliniano ma vorrei ricordare al consigliere Galluppi che ciò che sta avvenendo nulla ha a che fare con “l’ultimo frutto avvelenato del comunismo sovietico”. Piuttosto è l’aspetto estremo del nazionalismo a cui la destra italiana (e talvolta anche il centro destra) ha spesso guardato con interesse.