Prezzi di bottiglie, tappi ed etichette alle stelle. I produttori di vino colpiti dai rincari
Coldiretti Varese ha partecipato al Vinitaly: "Con la guerra i costi di produzione aumentano del 35%"
A causa della guerra in Ucraina sono aumentati del 35% i costi per il vino italiano con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole lombarde e del Varesotto. È l’allarme rilanciato dal presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori in occasione di Vinitaly 2022 dove Coldiretti Varese è stata presente con la sua dirigenza e con le imprese vitivinicole. Qui, da poco, si è concluso il convegno “Emergenze e competitività del vino italiano”, con l’intervento del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini.
Nella kermesse veronese, anche la prima mostra per “toccare con mano” la classifica degli aumenti nel bicchiere. Gli incrementi in termini assoluti per le imprese del vino sono in media di 6886 euro secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea. Le aziende vitivinicole Made in Italy si sono così trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi che – rimarca la federazione Coldiretti – arrivano oggi a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro.
Una bottiglia di vetro costa più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Ma i prezzi degli ordini ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali.
Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi. La situazione di difficoltà si evidenzia anche dall’andamento delle vendite che – rileva Coldiretti – per il 55% delle cantine italiane sono diminuite nel 2022, mentre per il 42% sono rimaste invariate e solo un 3% dichiara di averle aumentate. Gli effetti delle tensioni commerciali legate al conflitto si ripercuotono anche sull’export dove oltre quattro cantine su dieci (43%) affermano di aver ridotto le spedizioni. Occorre comunque ricordare che sino ad oggi l’incremento dei costi è stato scaricato esclusivamente sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è addirittura diminuito dell’1,2% e dello 0,4% nei primi due mesi del 2022, per poi crescere appena dello 0,5% a marzo, in netta controtendenza con i rincari, spesso a doppia cifra, di tutti gli altri prodotti alimentari.
«Per difendere il nostro patrimonio vitivinicolo è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro – ha sottolineato da Verona il presidente della Coldiretti Prandini – Tutelare il vino significa tutelare il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico».
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