Nel 1917 Lenin accende la Rivoluzione d’ottobre. Nel ‘18 con la Pace di Brest-Litovsk la Russia perderà Ucraina e Bielorussia

Ricorre in questi giorni l’anniversario della Rivoluzione d’ottobre, che nel nostro calendario è avvenuta nel novembre del 1917. L’11 novembre è inoltre l’anniversario della fine della Prima guerra mondiale, nel 1918: qui Lenin fu determinante per aver voluto fortemente il trattato che tolse alla Russia anche la ricca regione mineraria che si affaccia sul Mare d’Azov

Generico 07 Nov 2022

La letteratura sulla Rivoluzione d’ottobre che portò poi nel 1922 alla nascita dell’Unione Sovietica è molto ricca, ma quella più nota è stata scritta da protagonisti diretti dei fatti, come Lev Trotsky o John Reed (un raro ma limpido esempio di giornalista comunista statunitense). Essa è dunque priva di quel doveroso distacco emotivo che distingue la cronaca dalla storia e che chiarisce bene gli avvenimenti. Ottimo invece, perché completo ma lineare e compatto, è il volume su questo tema dello studioso scozzese Ronald Hingley, pubblicato nel 1970 “per i giovani d’oggi”.

Il principale vincitore ed il principale sconfitto in questa pagina rivoluzionaria, che dopo circa mille anni segnò la fine del potere assoluto degli zar in un paese sconfinato ed esteso tra due continenti, erano due persone molto diverse tra loro, ma con alcuni importanti tratti in comune. Sia Vladimir Ilic Ulianov (detto Lenin) che Nicola II Romanov (zar di tutte le russie) erano infatti persone riservate e riflessive, amanti della vita all’aria aperta e della lettura. Tuttavia dei due solo il primo era un leader. Lenin amava il pattinaggio su ghiaccio, ma smise perché questa attività lo stancava, così come smise di giocare a scacchi perché volle concentrarsi solo sull’attività politica. Per Lenin una sola cosa era importante nella propria vita: trovare il modo di fare la rivoluzione per instaurare in tutti i paesi del mondo, ma solo in Russia l’esperimento ebbe un certo successo, una società senza classi sociali, basata sul dominio dei ‘soviet’, cioè dei ‘consigli’ dei lavoratori. Tornato di fretta in patria dal suo esilio sereno e laborioso a Zurigo (probabilmente con l’aiuto interessato dei tedeschi) Lenin, forte di un grandissimo ascendente sulle masse proletarie che lo adoravano, accelerò paurosamente il processo rivoluzionario che era in atto già dai primi mesi del 1917 e che aveva di fatto esautorato lo zar da ogni potere. Secondo le teorie marxiste, tuttavia, la Russia era tra le ultime candidate ad una rivoluzione socialista, perché era uno stato arretrato dal punto di vista borghese e dunque immaturo.

Nicola II si affidava invece solo a Dio (fu considerato un santo e per certi versi lo era davvero) ma fu troppo distante dall’esercitare realmente il potere che credeva di rappresentare: abitualmente dedito ai lavori forestali (faceva il boscaiolo a tempo perso) egli si immergeva in letture leggere come le avventure di Arsène Lupin o di Sherlock Holmes. Nicola non si faceva nessuna delle domande che ogni governante tipicamente si pone, pensava semplicemente che poiché la sua dinastia regnava sulla Russia da mille anni le cose non sarebbero potute cambiare. Quando gli dissero che anche il calendario russo senza il suo consenso era mutato, non se ne diede nessuna noia e adeguò semplicemente la data anche nei suoi diari; ma questa apatia gli costò la vita, oltre che il potere.

Lenin era un tranquillo, ma energico e volitivo: con il suo ascendente sulle masse impedì che il governo provvisorio instaurato dopo la cosiddetta Rivoluzione di febbraio prendesse la connotazione di uno stato borghese, cioè di una monarchia costituzionale o di una repubblica parlamentare. Al grido di “tutto il potere ai soviet” egli istigò le masse ad organizzarsi secondo uno schema di autogestione già nota, rifacendosi all’esperienza di governo socialista instaurato a Parigi durante la cosiddetta “Comune” nel 1871. Non è infatti un caso che nelle strade russe di quel tempo risuonasse spesso la Marsigliese e che la famosa Bandiera rossa, simbolo futuro dell’Unione Sovietica, fosse proprio il vessillo rosso della Comune parigina.
Per stabilizzare il paese però, con l’Ucraina che fu invasa dai tedeschi per tutto il 1918 causando una gravissima carestia per assenza di cereali, Lenin aveva bisogno della pace. In questo senso egli ebbe un ruolo determinante nella fine della Prima Guerra Mondiale, anche se essa non si risolse poi a favore degli imperi centrali (Austria-Ungheria, Germania, Ottomani e Bulgari). Lenin volle la pace a tutti i costi per preparare quella che lui considerava l’imminente rivoluzione socialista mondiale: la pace sul fronte orientale venne in effetti sùbito, sia pure ad un prezzo carissimo, mentre la rivoluzione socialista nei decenni successivi rallentò e, oggi lo sappiamo, si spense simbolicamente nel 1989.
Con il trattato di Brest-Litovsk del marzo 1918 la Russia usciva dalla guerra accettando una sconfitta a tavolino che toglieva dal proprio territorio alcune regioni che erano state sotto il controllo zarista: ad esempio Ucraina, Bielorussia e Finlandia. Con l’esclusione della regione mineraria in riva al Mare d’Azov la Russia perse inoltre due terzi della propria produzione di carbone e ferro.

Scheda libri
Ronald Hingley – “La rivoluzione russa” – Mondadori – 1970 – anche alla biblioteca di Luino
John Reed – “I dieci giorni che sconvolsero il mondo” – Edizioni Clandestine (Kindle) – 2011
Nicola II Romanov – “I diari dell’ultimo Zar” – Edizioni Leonardo – 1991 – anche alla biblioteca di Cunardo
Lev Trotsky – “Storia della rivoluzione russa” – Vol. 1 (La rivoluzione di febbraio) – Mondadori – 1969
Giuliana Pistoso – “La comune di Parigi” – Mondadori – 1978 – anche alla biblioteca di Saronno

di
Pubblicato il 08 Novembre 2022
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.