Alessandro Maja è stato condannato all’ergastolo per la strage famigliare di Samarate
La Corte d'Assise ha emesso la sentenza dopo 5 ore e mezzo di camera di consiglio. Nicolò Maja presente e sulle proprie gambe ha ascoltato le lettura del dispositivo
Per la strage di Samarate la Corte d’Assise di Busto Arsizio ha condannato Alessandro Maja alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi e risarcimento per il figlio Nicolò, lo zio e i suoceri. La sentenza è arrivata oggi, venerdì 21 luglio, dopo 5 ore e mezza di camera di consiglio ed è stata letta dal presidente Giuseppe Fazio (Cristina Ceffa a latere).
Si mette la parola fine ad un processo che ha messo a dura prova i famigliari delle vittime (Stefania Pivetta, moglie dell’imputato, la figlia Giulia e il fratello Nicolò, unico sopravvissuto) che hanno dovuto ripercorrere le terribili ore della mattina del 4 maggio in cui il professionista milanese mise in atto la mattanza all’interno della loro villetta in via Torino.
Un dolore al quale non ci si può abituare e per questo il pm Martina Melita aveva chiesto l’ergastolo sostenendo che da parte di Maja ci sia stata una lucida crudeltà (soprattutto sulla moglie, ndr) per motivi abietti e futili quale quello di aver paura di diventare povero.
L’imputato, difeso dall’avvocato Gino Colombo, è stato dichiarato capace di intendere e di volere e di stare in processo dal perito Marco Lagazzi. Il legale ha contestato molto la perizia disposta dal tribunale e aveva chiesto il riconoscimento del vizio parziale di mente.

Il figlio e unico sopravvissuto alla strage Nicolò Maja, insieme agli zii e al nonno Giulio, ha assistito alla lettura del dispositivo sulle proprie gambe dopo aver passato un anno sulla sedia a rotelle. Il nonno Giulio ha rivolto all’ex-genero poche parole: «Sei contento Alessandro?», subito fermato dal nipote e dal figlio Mirko.

Nicolò Maja in piedi davanti al padre: “Si chiude un capitolo doloroso. Tornerò a volare”
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