Fusioni e chiusure di filiali cambiano la geografia del credito
Il processo di aggregazione tra banche non è ancora terminato. La nascita di un terzo polo bancario potrebbe cambiare assetti ed equilibri
Nell’ultimo congresso provinciale della Fabi, il sindacato dei bancari, il tema centrale era il cambiamento della geografia del credito in provincia di Varese. Uno stravolgimento che non aveva precedenti sul territorio, generato da una parte dalle politiche di tagli al personale e dall’utilizzo della tecnologia, dall’altra da un processo di aggregazioni tra gruppi bancari iniziato subito dopo la crisi del 2008 e il fallimento di Lehman Brothers e non ancora terminato, nonostante l’accelerazione impressa dalla pandemia.
LA NASCITA DI UN TERZO POLO
In quell’occasione Alessandro Frontini, segretario provinciale della Fabi, mise in fila una per una le operazioni avvenute nel recente passato e i nuovi assetti che si vanno definendo. Archiviata la scomparsa di Ubi Banca, oggetto di un Ops non concordata, ma non per questo amichevole, da parte di Intesa Sanpaolo, secondo il segretario provinciale della Fabi, oggi bisogna tener conto dell’acquisizione del Credito Valtellinese da parte di Crèdit Agricole, ma soprattutto della probabile nascita di un terzo polo bancario e di un nuovo asse strategico proprio tra Bper e Monte dei Paschi di Siena, una nuova banca di sistema al pari di Intesa e Unicredit. A ben vedere un candidato per il terzo polo c’era già ed era Ubi Banca prima dello spezzatino causato dall’Ops di Intesa.
CHIUDONO GLI SPORTELLI
La chiusura di sportelli è un fenomeno che tocca anche la provincia di Varese che ad oggi conta ben 76 comuni senza una sola filiale. I gruppi bancari in ossequio a piani industriali sempre più simili tra loro non hanno fatto altro che tagliare costi, accorpando o eliminando filiali, senza curarsi delle proteste dei sindaci e dei cittadini di quei paesi che rimanevano senza servizi bancari. È vero che l’avvento del digitale permette di attivare quegli stessi servizi da remoto tramite l’home banking ma non tutti, soprattutto le fasce di popolazione più fragili, sono in grado di farlo.
UN RITORNO AL PASSATO
Resta la domanda legittima se le banche oggi siano da considerarsi aziende alla stregua di tutte le altre, nonostante la funzione e il ruolo che svolgono nella società. A questo proposito la lezione di Raffaele Mattioli che durante il fascismo e nel secondo dopoguerra fu a capo della Comit, la Banca commerciale italiana, potrebbe fornire un’indicazione interessante: la banca deve adempiere alle sue funzioni di raccolta del risparmio e di accesso al credito per singoli individui, famiglie e imprese seguendo il criterio del merito.
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