Uccise la madre malata e anziana con un abbraccio a Marnate. Chiesti 6 anni e 4 mesi per il figlio
Chiesto il minimo della pena per Angelo Paganini che un anno fa uccise l'anziana madre malata di Alzheimer e tentò il suicidio. Un dramma che pone interrogativi sul fine vita e sulla solitudine

Uccise l’anziana madre 88enne, allettata e malata di alzheimer, tentò il suicidio non prima di lasciare una lettera in cui chiedeva scusa al figlio per essere stato un cattivo padre e parole di pietà per la madre troppo malata per lasciarla sola.
Così il marnatese Angelo Paganini si è trovato questa mattina davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Rossella Ferrazzi (Daniela Frattini a latere) al momento delle richieste di pena da pena.
Lui, reo confesso, un anno fa tolse il respiro all’anziana Maria Facchinetti con un abbraccio disperato – come lo stesso pubblico ministero Ciro Caramore ha sottolineato nella sua requisitoria – dettato da una depressione maggiore riconosciuta dalla perizia psichiatrica del dottor Lagazzi che ha accertato una semi-infermità mentale.
Per questo il pm ha chiesto il minimo della pena per lui, 6 anni e 4 mesi, mentre il difensore Paola Monno l’assoluzione per infermità mentale o, in subordine, il minimo della pena.
«Siamo davanti ad un caso di abbandono da parte dello Stato di una donna e della persona che la accudiva – ha detto durante la requisitoria Caramore -. Lo stato di depressione maggiore, malattia psichiatrica riconosciuta, il tentativo reale di suicidio da parte del Paganini, non riuscito solo perchè il ramo si è spezzato, la morte data con un abbraccio sono da ricondurre ad una situazione estremamente grave che si è svolta nel silenzio generale».
Sulla falsariga delle parole del pm anche l’avvocato ha invocato clemenza «per un uomo incapace di chiedere aiuto e che aveva lasciato una lettera d’addio indirizzata al figlio e al cognato mentre per la madre aveva dedicato parole che avvicinano questo gesto più all’eutanasia che all’omicidio. D’altra parte come avrebbe potuto prestare consenso la donna che non rispondeva più ad alcuna sollecitazione, allettata e completamente assente».
La giuria si è presa del tempo e la sentenza è stata rimandata alla prossima settimana.
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