Le tre priorità di Mauro Frangi: “Sostenibilità, giovani e attrattività”
Il presidente di Confcooperative Insubria giudica molto positivo il Programma pluriennale di mandato della Camera di Commercio di Varese

«Viviamo una fase storica complicata e con molte contraddizioni. Da un lato registriamo segnali di ripresa economica, molti indicatori si muovono in terreno positivo. Dall’altro cresce l’incertezza e la paura del futuro. Certo le guerre alle “porte di casa” sono la ragione principale. Ma al fondo c’è qualcosa di più profondo. Incertezza e paura sono il risultato di una crescita fortemente disomogenea, assolutamente non condivisa. Sono in tanti, troppi, a rimanere indietro. Le diseguaglianze continuano a crescere». A parlare è Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria. Le diseguaglianze tra i territori e tra le persone, secondo Frangi, crescono anche in province ricche come Varese e Como.
INFLAZIONE E POVERTÀ
La situazione si è aggravata in questo ultimo anno con la galoppata dell’inflazione che ha eroso redditi già piuttosto risicati e insieme al rialzo dei tassi di interessi ha reso difficile la vita a famiglie e imprese. «Hanno colpito duro soprattutto su chi ha i redditi più bassi – sottolinea il presidente di Confcooperative Insubria – visto che i rincari riguardano anche le componenti meno sostituibili della spesa delle famiglie, a cominciare dalla spesa alimentare e le bollette. Rallentano i consumi soprattutto perché ampie fasce della popolazione non riescono a sostenere un costo della vita che diventa sempre più alto e faticano ad onorare i debiti contratti nella stagione precedente».
L’AMARA MEDICINA
Le politiche sui tassi volute dalla Banca centrale europea per contrastare l’inflazione non era dovuta a un eccesso di domanda ma a un rincaro delle materie prime. Una politica monetaria che è stata contestata a più livelli. «Qualcuno – anche nel mondo delle associazioni imprenditoriali – incolpa la BCE e le sue politiche monetarie restrittive – sottolinea Frangi – Non è così. Per quanto la medicina risulti amara, sappiamo tutti bene cosa accade quando l’inflazione si avvita su sé stessa verso l’alto. È una “tassa” che colpisce soprattutto i più deboli sul mercato e fermarla è indispensabile».
All’interno di queste dinamiche si apre un quesito fondamentale: qual è il modello di sviluppo che può garantire i più fragili. «È sempre più urgente invertire la direzione dei modelli di sviluppo – suggerisce il presidente di Confcooperative Insubria- mettendo al centro le persone e il loro benessere, non i profitti o, peggio, la finanza speculativa che estrae valore dalle comunità. Non vale solo a livello macroeconomico o come indicazione per le politiche pubbliche. Vale per ogni impresa del nostro territorio: un utile in meno, ma un occupato in più. Solo uno sviluppo più inclusivo, capace di mettere al centro il benessere delle persone e la coesione delle comunità può aiutarci ad invertire la rotta».
IL SALARIO GIUSTO
Occupazione e, soprattutto, qualità del lavoro sono le priorità di un mercato del lavoro quasi completamente disallineato e con prospettive che dovranno fare i conti con l’inverno demografico italiano ed europeo. «Ci sono ancora troppi lavoratori “poveri”, con retribuzioni annue che impediscono di avere una vita “libera e dignitosa”, come dice la Costituzione – puntualizza Frangi – . Sono lavoratori che alle difficoltà del presente aggiungeranno quelle del futuro, perché avranno pensioni bassissime. Sbandierare il “salario minimo per legge” è solo propaganda strumentale. Bisognerebbe porre attenzione, invece, al “salario giusto” nel senso che indica la Costituzione. È il salario negoziato dalle organizzazioni imprenditoriali e sindacali maggiormente rappresentative nei contratti collettivi e tutela tutti i lavoratori di tutti i livelli e non solo i profili professionali più bassi. La politica dovrebbe valorizzare la contrattazione collettiva e contrastare con forza la contrattazione “pirata”, che favorisce la nascita di aree grigie del mercato dove si annida lo sfruttamento dei lavoratori».
SOSTENIBILITÀ, GIOVANI, ATTRATTIVITÀ
Secondo il numero uno di Confcooperative Insubria, le soluzioni ai problemi che abbiamo, però non arriveranno da Roma o da Bruxelles. Tocca a ciascuno fare la propria parte. «Da questo punto di vista è molto positivo il lavoro che sta realizzando la nuova Camera di Commercio di Varese con la predisposizione del Programma pluriennale di mandato. Un Piano per provare a rendere il territorio tra cinque anni un territorio più vivibile. Ne condividiamo l’impostazione di fondo e le tre “missioni” su cui si articola. Attrattività, giovani, sostenibilità. Forse sarebbe più corretto rovesciare l’ordine del ragionamento: perché solo uno sviluppo autenticamente sostenibile genera futuro per le giovani generazioni e rende il territorio attrattivo, un luogo dove valga la pena investire, fare impresa, spendere la propria vita. Daremo il nostro contributo alla sua approvazione e, soprattutto, alla sua realizzazione».
INCLUSIONE
Sono due le avvertenze che il presidente di Confcooperative Insubria vorrebbe fossero recepite una riguarda la sostenibilità che «non significa continuare a pensare all’economia e alle imprese come abbiamo fatto sino ad oggi, aggiungendo un po’ di attenzione alla dimensione dell’ambiente o delle energie rinnovabili. La seconda avvertenza è che non si dà sostenibilità senza inclusione sociale. Senza contrasto alle povertà. Quelle delle persone e quelle dei territori più fragili, che esistono anche da noi. Non parlo solo di povertà economiche, che pure sono rilevanti e tutti gli indicatori ci dicono che continuano a crescere. Preoccupano ancora di più quelle che hanno direttamente a che fare con la perdita di opportunità. I temi della formazione e della qualità dell’abitare sono altrettanto centrali. Non basta guardare a questi temi con la logica di supplire, con interventi settoriali, ai “fallimenti” del modello di sviluppo».
DARE SPERANZA
Frangi prende ad esempio il tema delle giovani generazioni che è uno degli assi del programma camerale, in particolare i giovani che non studiano e non lavorano o che abbandonano i percorsi di formazione senza aver conseguito un titolo di studio i cosiddetti Neet. «A questi ragazzi prima che un lavoro dobbiamo dare una speranza, un orizzonte. Occorre garantire loro, insieme, gli strumenti formativi attraverso cui sappiano valorizzare le loro propensioni e orizzonti di lavoro e di vita praticabili, fuori dalla marginalità o dallo sfruttamento. Non è possibile senza un mondo del lavoro più capace di valorizzare propensioni e competenze, capace di offrire prospettive di crescita personale e livelli retributivi adeguati. Non è un tema da “iniziative settoriali”: passa anzitutto per la crescita della produttività delle nostre imprese e, quindi, ancora per un ripensamento profondo della nostra economia e della nostra società».
LA RISPOSTA STA NELL’ECONOMIA SOCIALE
Dentro questa impostazione l’economia sociale – di cui le imprese cooperative costituiscono la parte più importante – è pronta a dare il contributo, a “fare il mestiere” che le è proprio, come sottolinea Frangi nella sua conclusione. «Siamo un ecosistema socioeconomico essenziale per le transizioni in atto, sia per un welfare più inclusivo che per lo sviluppo di nuove politiche industriali e di sviluppo e la generazione di occupazione ed inclusione. Mi auguro che per tutti i sistemi di rappresentanza valga quello che riteniamo valga prima di tutto per noi: nessuna richiesta di “tutela” di un settore economico e sociale tra gli altri. Al contrario, a ciascuno tocca di fare la propria parte. Ciò che noi abbiamo da offrire al territorio sono le capacità trasformative dell’economia sociale, la sua capacità di introdurre elementi di innovazione che producono un chiaro e diretto contributo dal basso, alla soluzione di problemi e sfide sociali. Un “mondo”, insomma, da considerare non come un “elemento decorativo” nel panorama istituzionale di un sistema socioeconomico e culturale, ma come qualcosa che ha a che fare con l’urgenza del ripensamento delle politiche e dei modelli di sviluppo».
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